Matteo Renzi manda in soffitta (parzialmente) il paradigma di Norberto Bobbio, che giusto vent’anni fa, nel celebre saggio “Destra e sinistra“, individuava la demarcazione tra i due opposti della politica sulla linea disuguaglianza-uguaglianza. Per il neopremier, la sinistra del 2000 deve muoversi su un asse diverso, quello segnato da conservazione/innovazione. O anche “stagnazione/movimento“. Appropriandosi, naturalmente, del secondo termine. La casa editrice Donzelli, che nel 1994 pubblicò il libro dell’intellettuale torinese, oggi ne propone una nuova edizione, con un’introduzione di Massimo L. Salvadori e due commenti di Daniel Cohn-Benedit e, appunto, Matteo Renzi. Per gentile concessione della casa editrice Donzelli, pubblichiamo il testo del segretario Pd –scritto naturalmente prima dei due discorsi per ottenere la fiducia al Senato e alla Camera – dallo stile decisamente diverso dall’oratoria renziana a cui siamo abituati. (leggi i commenti dei blogger di ilfattoquotidiano.it: Paolo Hutter, Maso Notarianni, Pierfranco Pellizzetti, Flavia Perina, Laura Puppato, Amalia Signorelli, Marco Venturini).

Renzi parte dal presupposto che, finita l’epoca del Pci (peraltro mai nominato), la parola “sinistra” è diventata quasi una “parolaccia, sacrificata al galateo della coalizione di centrosinistra, tanto da giustificare dibattiti estenuanti e buffi sul trattino, ricordate? Centro-sinistra o centrosinistra…”. Era l’epoca della “terza via”, dell’Ulivo di Prodi, post comunista e post democristiano, nonché dell’Ulivo mondiale di Clinton e Blair, quando si pensava “che la sinistra fosse ormai uno strumento inservibile”. A quel punto, ragiona il neopremier, Norberto Bobbio pensò fosse necessario segnare la nuova linea di demarcazione tra destra e sinistra, sul confine tra disuguaglianza e uguaglianza. 

“Oggi che la seduzione della ‘terza via’ si è sublimata perdendo slancio, mi chiedo se la coppia eguaglianza/diseguaglianza non riesca a riassorbire integralmente la distinzione destra/sinistra”, scrive Renzi. “Basti pensare, a livello europeo, all’insorgere dei populismi e dei movimenti xenofobi contro i quali è chiamato a ridefinirsi il progetto dell’Unione europea, così in crisi. Un magma impossibile da ridurre alla vecchia contraddizione eguali/diseguali a lungo così nitida”. Ed ecco allora la visione alternativa: “Riflettendo sulla teoria, sui principi fondamentali, non so se, invece, non sia più utile oggi declinare quella diade nei termini temporali di conservazione/innovazione”. Del resto lo stesso Bobbio, ricorda il segretario Pd, in “Destra e sinistra” giudicava ancora rilevante ciò che distigue “gli innovatori dai conservatori, i progressisti dai tradizionalisti, coloro che guardano al sole dell’avvenire da coloro che procedono guidati dalla inestinguibile luce che vien dal passato”. Certo, continua Renzi, “l’eguaglianza – non l’egualitarismo – resta la frontiera per i democratici, in un mondo interdipendente, dilaniato da disparità di diritti, reddito, cittadinanza”. Ma si possono recuperare “anche tra i progressisti, idee come ‘merito‘ e ‘ambizione‘?”. 

I blocchi sociali di una volta sono oggi superati da “dinamiche irrequiete”, e i confini nazionali hanno perso la loro forza, conclude il leader democratico. “La capacità della politica di saper distinguere le dinamiche sociali che interessano gli ultimi e gli esclusi, di saperle intrecciare per dare loro rappresentanza e, infine, di saperne governare il costante movimento per costruire per loro, e per tutti, un paese migliore – conclude Renzi – è il compito del Partito democratico. È la missione storica della sinistra”.

“Lo spazio della sinistra, il tempo dell’innovazione” è tratto da “Destra e sinistra” di Norberto Bobbio, Donzelli 2014.

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