A Bonn si è da poco conclusa la conferenza sul clima, più recente tappa dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici e nel frattempo fatti e ricerche ci parlano di aree che subiscono la peggior siccità degli ultimi 70 anni.

* di Elisabetta Corrà

Uno dei più famosi racconti di Raymond Carver si intitola Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore. I quattro protagonisti, due coppie con storie complicate, si accorgono che definire l’amore non è affatto facile e che senza una buona definizione spesso si prendono lucciole per lanterne. Si è chiuso venerdì scorso il summit internazionale sul clima di Bonn e per spiegarne limiti e inceppature potremmo parafrasare Carver chiedendoci: di che cosa parliamo quando parliamo di negoziato sul riscaldamento del Pianeta? Qual è la posta in gioco? 

Il Messico sta attraversando la peggior siccità degli ultimi 70 anni. Ma non è il solo Paese ad avere i rubinetti a secco. L’anno scorso, il sud degli Usa, e in particolare il Texas, ha sofferto la più grave siccità di sempre. E quest’anno, il 56% degli Stati Uniti è in condizioni di siccità. Lo US Drought Monitor ha dichiarato che l’area interessata è il doppio di quella flagellata dalla sete nello stesso periodo del 2011. I dati sul Messico si inseriscono nello scenario descritto dall’incrocio dei risultati di 19 differenti modelli di previsione climatica (centrati sulla siccità) per il Messico, il Midwest degli Usa e il Centro America: “Projections of Future Drought in the Continental United States and Mexico“. In futuro, queste regioni potrebbero essere sottoposte a un permanente e grave stress idrico.

Intanto, arriva l’estate. A Milano i negozi hanno acceso i condizionatori il 24 maggio, rigorosamente a porte aperte, senza nessuno scrupolo per il risparmio energetico, il buon senso e qualsivoglia considerazione sull’efficienza. Non bastano le buone intenzioni se ci ostiniamo a considerare la siccità messicana una notizia senza importanza e la nostra passione per la refrigerazione una innocua abitudine estiva, da compensare mettendo nel carrello della spesa qualche alimento bio. Ma forse è proprio questo il punto: noi difendiamo il condizionatore, i messicani il diritto a bere.

* Elisabetta Corrà, filologa, giornalista, dopo una variegata esperienza nei media tradizionali (magazine, quotidiano, on line) ha lavorato a lungo come staff writer in contesto politico. Dal 2011 si dedica a tempo pieno alla comunicazione ambientale per agenzie e aziende, per cui cura progetti specifici sulla divulgazione scientifica, la cultura della sostenibilità e la green economy. Nel 2009 ha pubblicato un libro sulla genesi dello Stato di Israele e la Seconda Intifada.

Articolo Precedente

Benzina, gli ultimi due centesimi

next
Articolo Successivo

Dall’Ue due mesi per decidere su Malagrotta: “Minaccia a salute e ambiente”

next