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Strage di Viareggio, attesa per il ricalcolo delle pene. L’avvocato di parte civile: “Per Moretti non potrà scendere di molto”

L'ex ad è stato condannato a 5 anni e comunque ci sarà ancora spazio per un ulteriore ricorso in Cassazione. L'unico imputato finito in carcere è già libero perché la sua pena è scesa sotto i 4 anni
Strage di Viareggio, attesa per il ricalcolo delle pene. L’avvocato di parte civile: “Per Moretti non potrà scendere di molto”
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L’attesa è grande perché la terza volta che si torna in Corte d’appello (il sesto giudizio nel procedimento penale, ndr) e sullo sfondo – a poco meno di 16 anni – c’è ancora il ritorno in Cassazione. Martedì i giudici di Firenze però dovranno “solo” ricalcare, valutando la concessione delle attenuanti, le pene alcuni degli imputati la cui responsabilità, penale e civile, è stata già certificata dalla Suprema corte il 15 gennaio 2024. Dovranno essere ricalcolate le pene di Mauro Moretti, l’ex amministratore delegato di Fs e Rfi, e di altri undici imputati, tra cui l’ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana Michele Mario Elia.

Un unico imputato in carcere – Le parti civili attendo con pazienza che alla parola fine si affianchi quella di giustizia. “Mi aspetto solo un ritocco delle pene, perché altrimenti sarebbe sconfessare il lavoro delle precedenti Corti d’appello – dice al FattoQuotidiano l’avvocato Gabriele Dalle Luche, che ha seguito tutta la vicenda dalle prime battute dell’inchiesta – la pena per Moretti (condannato a cinque anni, ndr) non potrà scendere più di molto”. L’accusa gli contesta tre reati: disastro, lesioni e incendio. Al momento l’unico imputato finito in carcere è stato il top manager Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, che si costituì subito dopo il verdetto ed è uscito – in virtù delle misure alternative previste per le pene sotto i 4 anni – lo scorso autunno.

Nel corso del tempo la prescrizione si è abbattuta sul processo e ha progressivamente e inesorabilmente cancellato i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime, poi sono stati dichiarati prescritti gli omicidi colposi a seguito dell’esclusione dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro per decisione della Cassazione. La Suprema corte rinviò alla corte d’Appello di Firenze per un appello bis. Ancora una discussione che portò alla decisione che ha riportato alcuni imputati in aula lo scorso marzo. I

La requisitoria – Il 29 giugno del 2009 l’esplosione a causa del gpl trasportato da un treno merci, deragliato poco fuori dalla stazione, invase i quartieri vicini allo scalo della città della Versilia. Le fiamme bruciarono tutto quello che incontrarono: 32 le vittime, tra cui tre bambini, tantissimi i danni e profonde cicatrici per tutto il territorio. Lo scorso 18 marzo il pm Salvatore Giannino ha chiesto di non applicare sconti e di confermare le condanne. “Gli imputati avevano la consapevolezza di aver messo in circolazione un treno altamente pericoloso. L’incidente non fu una svista ma una scelta imprenditoriale ben precisa causata da un’importante negligenza degli imputati. Tutti gli operatori ferroviari erano a conoscenza che in quegli anni erano in circolazione in Italia assili arrugginiti e ricoperti di vernice”. Un comportamento “criminale” per cui “nessuno degli imputati ha mostrato un segno di resipiscenza (cioè ravvedimento autentico, riconoscendo espressamente il proprio errore, ndr), nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha offerto un risarcimento personale perché tutti i risarcimenti sono pervenuti dalle assicurazioni delle società e non dei singoli imputati”.

I parenti delle vittime – Una strage dimenticata, che quasi in solitudine Il Fatto Quotidiano ha continuato a raccontare fino all’ultima sentenza. I parenti delle vittime ci saranno anche il 27 maggio al palazzo di giustizia di Firenze. “In questi anni siamo stati presenti a ognuna delle 250 udienze e vogliamo esserci fino in fondo – spiegano l’associazione Il Mondo che vorrei e Assemblea 29 Giugno – Esserci fino in fondo significa anche continuare a essere accanto” ai lavoratori delle Ferrovie “contro un potere che pretende la delega, la passività e la rassegnazione. Familiari e ferrovieri: unità preziosa da consolidare e sviluppare”. Non ci sarà Marco Piagentini, che nella fornace che nella immensa fornace che si creò quella notte perse la moglie e due dei suoi tre figli. Un’udienza “che nulla aggiunge e nulla toglie al nostro dolore”. L’uomo, protagonista della lotta contro la prescrizione dei reati, tramite il suo legale, l’avvocato Tiziano Nicoletti, ha anche depositato una lettera in cui spiega i motivi della sua scelta, lettera che i giudici hanno ammesso agli atti.

Le pene da ricalcolare – La concessione delle attenuanti generiche, per l’accusa, deve essere nei limiti minimi e non massimi, nella misura di un nono rispetto alla pena base per tutti gli imputati. I giudici di secondo grado dovranno ricalcolare le pene per Moretti, Elia (4 anni, 2 mesi e 20 giorni); Mario Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni (2 anni, 10 mesi e 20 giorni); Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, (2 anni, 10 mesi e 20 giorni); Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical (4 anni). Tra gli altri imputati dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche addette al controllo e alla manutenzione dei carri merci: Uwe Kriebel, operaio dell’officina di Junghental addetto ai controlli (4 anni, 5 mesi e 10 giorni) Helmut Broedel, funzionario dirigente dell’officina Junghental di Hannover (4 anni, 5 mesi e 10 giorni) Andreas Schroeter, tecnico di Junghental (4 anni e 8 mesi) Peter Linowski, ad di Gatx Rail Germania (6 anni); Rainer Kogelheide, ad di Gatx Rail Austria, (6 anni) Roman Meyer, responsabile flotta carri di Gatx Austria (5 anni, 6 mesi e 20 giorni); Johannes Mansbart, manager Gatx Rail Austria (5 anni e 4 mesi). Per quanto riguarda gli imputati stranieri, e in particolare quelli tedeschi, vale la pena ricordare quanto è stato difficile l’esecuzione della pena per gli imputati condannati in via definitiva per il rogo della Thyssen-Krupp. Ben sedici anni dalla strage del 6 dicembre 2007 a Torino in cui sette operai morirono entro un mese dall’incendio.

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