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L’alfabeto di Raffaella Carrà. Da Carramba che all’inizio rifiutò (“stanno sempre a frignà”) al no a Frank Sinatra (“misi la sua collana in un posacenere”)

Tifava Juve ma non solo, era molto scaramantica e sapeva cucinare bene, una cosa in particolare... "Raffa" dalla A alla Z

di Francesco Canino

Q. QUARANTA. A 40 anni, quando si era sentita finalmente pronta per avere un figlio, quel figlio non arrivò mai. Lo ha raccontato lei stessa, aggiungendo di aver accettato che il destino e la natura decidessero per lei. “Non ha avuto figli perché, quando era molto giovane, diceva che un figlio non si può mettere in valigia e portarlo con te in giro per le piazze, non ha senso… Quando poi, intorno ai 40 anni, si sentiva più matura e pronta ad accettare la maternità, la natura le disse: no, carina, non decidi tu, decido io”, ha raccontato Barbara Boncompagni.

R. RAFFA. Come il titolo del docufilm firmato Daniele Luchetti, al cinema dal 6 e al 12 luglio, poi su Disney+. Ripercorre la vita e la carriera di Raffaella Carrà con immagini di repertorio (tra cui molti inediti) e le testimonianze di grandi artisti, da Tiziano Ferro a Fiorello, da Bob Sinclair a Renzo Arbore, da Emanuele Crialese a Marco Bellocchio. È prodotto da Fremantle. “Raffaella Carrà mi è simpatica, ma con Raffaella Pelloni ci vivo tutti i giorni”, disse in un’intervista.

S. SCARAMANZIA. Se c’era un colore che detestava, era il viola, che chiamava “coloraccio”. Bandito, sempre, anche per gli ospiti più blasonati dei suoi programmi: non entrava in scena chi era vestito di viola (sfumature annesse). Altra scaramanzia, il numero 17, non lo scriveva e non lo pronunciava. Nemmeno durante i tornei di burraco o tresette che tanto amava.

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