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L’alfabeto di Raffaella Carrà. Da Carramba che all’inizio rifiutò (“stanno sempre a frignà”) al no a Frank Sinatra (“misi la sua collana in un posacenere”)

Tifava Juve ma non solo, era molto scaramantica e sapeva cucinare bene, una cosa in particolare... "Raffa" dalla A alla Z

di Francesco Canino

Se n’è andata, ma solo a parole. Tanto per citare uno dei suoi successi cult. Perché a Raffaella Carrà, che lo scorso 18 giugno avrebbe compiuto 80 anni, è riuscita un’altra impresa clamorosa: continuare a brillare, esserci sempre riempiendo l’assenza, sapere fare rumore persino quando il silenzio è di quelli disturbanti. Non è un caso che #Raffaella80 sia stato uno dei trend più stabili per 48 ore: migliaia di persone hanno deciso di festeggiarla e di farlo senza malinconia, sentimento che per sua stessa ammissione ha frequentato di rado. Per indole, indietro guardava poco, preferiva essere una donna del suo tempo. Lo è stata e lo sarà per sempre. Come racconta questo alfabeto – dalla A di Amore (uno dei suoi programmi cult) alla Z di zebra, simbolo della sua amata Juventus – che racchiude segreti, episodi inediti, curiosità e i tributi (dall’opera lirica al musical) in arrivo nei prossimi mesi.

A. AMORE. Come A far l’amore comincia tu, brano del ’76 da icona dell’erotismo tradotto in dieci lingue (compreso l’inglese, tanto che fu la prima artista italiana ad entrare nella top ten in Gran Bretagna) e rilanciato in versione dance da Bob Sinclair finendo nella colonna sonora del film premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Amore fu anche il titolo di uno dei suoi show di Rai1, in onda nel 2006, pensato come una sorta di maratona tv per lanciare le adozioni a distanza: in otto puntate, furono adottati 130mila bambini nel mondo. Un successo clamoroso. Dimenticabili invece gli ascolti.

B. BONCOMPAGNI. Il suo primo grande amore fu Gianni Boncompagni, undici anni più grande di lei, separato e padre di tre figlie (una della quali, Barbara, è tra le autrici di Raffa, il docu-film diretto da Daniele Lucchetti), alla quale fece da mamma. “Un giorno – ha raccontato in passato Raffaella – mi chiese un’intervista alle 5 del mattino in piazza di Spagna con due poltrone, un tavolino ed un abat-jour. Pensai ‘questo è matto’ ma mi incuriosii e andai. Dopo un anno circa ci mettemmo insieme. Avevo bisogno di un uomo più grande che mi desse sicurezza, di una figura maschile capace di sostituire, nel mio immaginario, quella di mio padre”.

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