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L’alfabeto di Raffaella Carrà. Da Carramba che all’inizio rifiutò (“stanno sempre a frignà”) al no a Frank Sinatra (“misi la sua collana in un posacenere”)

Tifava Juve ma non solo, era molto scaramantica e sapeva cucinare bene, una cosa in particolare... "Raffa" dalla A alla Z

di Francesco Canino

H. HOLLYWOOD. La star che disse no a Hollywood. Ha lavorato con Mario Monicelli, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè e anche con Frank Sinatra. Con The Voice girò Il colonnello von Ryan, mega produzione da 5 milioni di dollari che le spalanca le porte di Hollywood: la 20h Century Fox s’innamora di lei, la porta in America ma il suo trasloco a Los Angeles dura poco e niente. Si annoiava, dirà. Non andò meglio a Sinatra, che provò in ogni modo a sedurla: “Lui era molto simpatico, ma non mi piaceva. Non volevo essere la pupa del gangster. Mi aveva fatto arrivare una collana. ‘Devi prenderla’, mi dissero perentori quelli del film. La misi dentro un portacenere. Me la rubarono”.

I. INIZI. Prima della tv, prima del Tuca Tuca, ci fu il cinema. Esordì da bimba prodigio, a otto anni nel melodramma Tormento del passato, poi continua con piccoli ruoli fino a quando s’iscrive al Centro sperimentale di cinematografia: si diploma nel 1960 e in quello stesso anno è nel cast di La lunga notte del ’43, di Florestano Vancini. Va al Festival del cinema di Venezia a presentarlo e l’esordio è col botto: “Avevo i capelli ondulati e mi presentai in Laguna con un toupet alto otto metri. All’inizio della scalinata, rovinai a terra e feci un ruzzolone. Mi rialzò Gabriele Ferzetti. Iniziò tutto così”.

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