La Germania si è data il traguardo di zero emissioni entro il 2045 ma, per l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), deve triplicare la velocità degli interventi se vuole riuscirci. L’Ocse, che prevede una crescita dell’economia tedesca dello 0,3% quest’anno e dell’1,3% nel 2024, individua alcuni problemi strutturali nonostante il paese sia riuscito ad abbassare le emissioni del 39% rispetto al 1990. L’energia prodotta in Germania nel 2022 è stata pari a 577 terawattora, per il 44% da fonti rinnovabili mentre le fossili coprivano ancora un buon 51,9%. Per lo più lignite e carbone (180,6 TWh) pari circa un terzo del totale ed in aumento rispetto al 2021, anche perché il paese ha deciso di rinunciare al nucleare e le centrali sono state progressivamente spente. Tra le fonti residuali ci sono poi oli minerali a seconda dei rilievi dallo 0,8% al 2,6%. Poi metano 79,8 TWh pari al 13,8%, in leggero calo. Altre fonti non specificate, pure in costante riduzione, hanno fornito il restante 4,1%.

Le rinnovabili – La parte prevalente tra le rinnovabili la fa l’eolico, sia a terra che in mare, che ha garantito 125,3 TWh, cioè il 21,7% del totale. Segue il fotovoltaico con altri 60,8 TWh, il 10.5% circa, quasi pareggiando il gas naturale. La terza grossa sorgente sono le biomasse con 44,6 TWh (7,7%). L’energia idroelettrica, in flessione rispetto agli ultimi anni, ha garantito pur sempre 17,5 TWh, il 3%. Dalla parte biogenica dei rifiuti domestici si sono ricavati ancora 5,6 TWh, l’1% del totale. La geotermia da tre anni a questa parte è rimasta invece il fanalino di coda, garantendo appena 0,2 TWh, percentualmente irrilevanti. Il traguardo dichiarato è di coprire almeno l’80% del fabbisogno con fonti rinnovabili entro il 2030; per questo il Governo ha novellato la legge per il loro ampiamento e per l’energia eolica dal mare puntando ad impianti offshore fino a 40 GW entro il 2040. Riconosce un contributo più elevato per sistemi fotovoltaici sui tetti che forniscono corrente alla rete. Ha concepito dei piani per sfruttare le superfici libere in campi agricoli o in parchi flottanti e accelerare progetti e procedure di concessione ed incrementare la potenza di pale eoliche già esistenti. Il tutto inserito in una strategia complessiva di espansione della mobilità elettrica e su rotaia, rimboschimento e rinaturalizzazione delle paludi. In controtendenza però vuole permettere ad alcuni dicasteri di compensare gli sforamenti al bilancio di Co2 con i maggiori risparmi ottenuti da altri, coprendo ritardi nei trasporti e edilizia.

I terminal per gas liquido – Il gas russo poi è rimpiazzato col gas liquefatto (gnl): metano raffreddato a meno 162 gradi che riduce così il suo volume -1 litro di Gnl equivale a 600 litri di metano- trasportato per nave, rigassificato ed immesso in rete. Avversato dagli ambientalisti, i malumori hanno preso nuovo slancio contro il progetto previsto nel porto Mukran sull’isola di Rügen, da connettersi con un gasdotto di 50 km alla centrale di distribuzione di Lubmin. I portavoce di una raccolta di firme sono stati ascoltati dalla Commissione per le petizioni del Parlamento. Il fondale del porto però è già stato scavato per accogliere oltre a due navi rigassificatrici, anche un terminal per ammoniaca e idrogeno, contando sull’approvazione al Bundestag prima dell’estate.

Gli accordi per la transizione all’idrogeno verde – L’idrogeno verde, ricavato impiegando energia da fonti rinnovabili, passando attraverso gli stessi terminal potrebbe essere la vera panacea, il combustibile per il futuro. Il Ministro dell’economia e clima Robert Habeck si sta dando da fare per siglare accordi in mezzo mondo. Sta trattando una pipeline per l’idrogeno con la Norvegia; avviato contatti con Uruguay, Sud Africa, Australia; progetti in Brasile, Marocco ed Egitto. Dall’estate 2022 è in funzione anche un’alleanza per l’idrogeno con il Canada da cui i tedeschi contano forniture entro il 2025. Con la Namibia c’è già un accordo di cooperazione pubblica. Berlino finanzia la costruzione di impianti di desalinizzazione dell’acqua, e con l’energia solare ed eolica entro il 2025 da un nuovo porto partirà ammoniaca ricavata dall’idrogeno verde.

La strategia tedesca per l’idrogeno prevede necessità da 90 a 110 TWh l’anno fino al 2030, e fino a 380 nel 2050. Ingenti stanziamenti pubblici favoriscono nuovi progetti e ci sono due cluster nazionali per lo sviluppo di tecnologie legate all’idrogeno: Monaco e l’area della Ruhr. La Germania può così vantare il maggior numero di brevetti nel ramo in Europa. Innovazioni nel settore dell’accumulo, distribuzione e trasformazione dell’idrogeno. La maggior parte delle applicazioni finali sono concentrate nel campo automobilistico, ad esempio per celle a combustibili. Linde, Siemens, Bosch e Basf, ma anche 17 start up, sono tra i maggiori depositari.

I riscaldamenti domestici – Un’altra tappa verso emissioni zero passa attraverso l’ammodernamento degli impianti di riscaldamento e condizionamento che sono responsabili del 22% della CO2 (dato 2021). Habeck ha ottenuto in Gabinetto l’approvazione della legge per il progressivo abbandono delle caldaie a metano e gasolio, peraltro già previsto nel contratto di coalizione. La Fdp non vuole però sia votata al Bundestag prima di avere risposte ad un centinaio di quesiti, il che comporterebbe lo slittamento oltre l’estate. Secondo il disegno di legge i proprietari, esclusi i sovra ottantenni, che installino nuovi riscaldamenti, dal 2024 dovranno ricorrere a caldaie che possibilmente funzionino almeno per il 65% con energie rinnovabili e dalla fine del 2044 nessuna potrà più essere alimentata da combustibili fossili, compresi i pellet. Il Bundesrat ha approvato il testo in prima lettura, richiedendo però modifiche. L’installazione di nuove caldaie a gas H2-ready, che solo in futuro potranno funzionare ad idrogeno, è ritenuto uno spreco di risorse anche per le strutture pubbliche. Tanto che il Ministro della sanità Lauterbach ha già messo le mani avanti che per gli Ospedali il termine del 2024 è solo indicativo e diverse associazioni chiedono lo stralcio della disposizione.

Al contrario dei Paesi scandinavi, d’altronde, i tedeschi non usano quasi pompe di calore, che possono essere efficaci solo in case molto ben isolate. Si scommette perciò anche su teleriscaldamento, biogas e biomasse, per interi quartieri. Ad esempio, la svedese Vattenfall sta costruendo a Berlino il più grosso serbatoio per riciclo di calore, con 56 milioni di litri d’acqua, che dovrebbe entrare in rete quest’anno; il villaggio di Schlöben, in Turingia, usa invece il biogas.

I suggerimenti dell’Ocse – L’Ocse nel suo rapporto sulla Germania critica soprattutto il fatto che molti strumenti non siano ancora impiegati: limite di velocità, pedaggi autostradali per auto e veicoli di trasporto leggero o per entrare nei centri cittadini; altri, come l’aumento dei tagliandi di parcheggio, incrementati troppo lentamente. Auspica maggiori investimenti nel trasporto pubblico su rotaia con un’accelerazione della digitalizzazione dei sistemi di controllo e di segnaletica. Le autovetture elettriche in circolazione sono sempre di più, ma ancora poche per arrivare al traguardo di 15 milioni ed oltre un milione di punti di ricarica entro il 2030. Un collo di bottiglia resta la dipendenza per le batterie dalla Cina che d’altronde con la Contemporary Amperex Technology Co. Limited (Catl) ha investito 1,8 miliardi di euro nell’apertura di una fabbrica nel cuore della Germania, in Turingia, e che si affida a partner sperimentati, come la connazionale Kdl per gli alloggiamenti delle batterie, anch’essa con uno stabilimento nel Land. Mentre già si stagliano le problematiche di futuribili veicoli a guida autonoma, droni portapacchi ed eli-taxi urbani. Per l’Ocse la Germania dovrebbe in ogni caso premunirsi meglio delle conseguenze del cambiamento climatico. Risorse e tutela naturale debbono essere ricondotte ad unità ha accolto la Ministra per l’ambiente Steffi Lemke, l’Ocse suggerisce la strada, tra l’altro, nell’abbattimento di sovvenzioni a danno dell’ambiente.

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