Si sta rivelando un problema più complesso del previsto la crepa scoperta sulla saldatura di un circuito di emergenza che si trova all’interno del reattore nucleare di Penly 1, nella Seine-Maritime, nel nord della Francia. Tanto che ha compromesso la sicurezza dell’impianto di proprietà della società elettrica nazionale Edf, perché esiste il rischio di perdite. L’Autorità per la Sicurezza Nucleare ha chiesto al colosso francese “di rivedere la sua strategia” di controllo delle saldature. Il tutto, nei giorni in cui i gruppi francesi Edf e Edison hanno sottoscritto una lettera di intenti con Ansaldo Energia (controllata all’88% dallo Stato) e Ansaldo Nucleare per collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa, utilizzando le competenze di quest’ultima proprio a supporto dei progetti Edf .

Si tratta dell’ennesimo reattore che si spegne, nel Paese, dove nel 2022 la produzione di elettricità da fonte nucleare è crollata: in base ai dati preliminari dell’operatore Rte, a seguito delle manutenzioni e dei problemi di corrosione i reattori hanno generato l’anno scorso 278,3 TWh, il 23% in meno del 2021 e il livello più basso dal 1989. Così, la quota di nucleare nel mix elettrico transalpino è scesa dal 69 al 63%, costringendo la Francia a tornare a essere importatore netto di energia. Non accadeva dal 2001. E continua a piovere sul bagnato.

La crepa che preoccupa il colosso francese – Ma questo non è l’ennesimo tassello di un problema di microfratture, rilevato per la prima volta a Civaux nell’autunno del 2021, che ha portato alla chiusura di diversi reattori nel 2022 e ha contribuito alla perdita di quasi 18 miliardi di euro per Edf, nel 2022. La crepa dovuta alla corrosione scoperta nel reattore di Penly 1 è più grande del previsto: si estende oltre i 155 millimetri, più o meno un quarto dell’intera conferenza del tubo e raggiunge una profondità di 23 millimetri su uno spessore della conduttura totale di 27 millimetri, dunque appena 4 millimetri in più. “Questa saldatura è stata oggetto di una doppia riparazione durante il primo montaggio dei tubi nella costruzione del reattore (nei primi anni Ottanta ndr), cosa che rischia di modificarne le proprietà meccaniche e le sollecitazioni interne del metallo” ha precisato l’Asn.

Un “tema serio” – Così, nel corso di un’audizione in Senato, è stato lo stesso presidente dell’Autorità per la Sicurezza Nucleare di Parigi, Bernard Doroszczuk, a spiegare che questa fessura rappresenta un “tema serio” e “problematico”. “Non si tratta di micro-crepe. Quando rimangono appena 4 millimetri su uno spessore di 27 – ha aggiunto – questo rappresenta un problema”. Non si sono registrati problemi per il personale o l’ambiente, ma l’indebolimento della tubazione compromette il sistema di raffreddamento del reattore. Per questo si è deciso di fermarlo, classificando il rischio al livello 2 della scala Ines, appena sotto l’incidente grave. E non è ancora chiaro per quanto tempo il reattore resterà chiuso, né se questo problema porterà al blocco di altri reattori per verificare che non vi siano problemi simili. In particolare sono sei quelli dello stesso modello, P4 REP 1300, che l’operatore non ha ancora ispezionato: due a Belleville, due a Nogent, uno a Cattenom e un altro a Golfech.

L’ennesimo duro colpo per Edf, che ha un programma complesso da rispettare – Ma la verità è che i problemi sono iniziati già nel 2021 con un guasto al reattore 1 si Civaux (Vienne) e il 2022 per la Francia è stato un anno da dimenticare dato che, nel pieno della crisi energetica, Parigi ha potuto far funzionare solo meno della metà dei suoi 56 reattori (con un’età media di 37 anni, ndr), perché trenta reattori erano fermi, 18 a causa di manutenzioni programmate e altri 12 per problemi di corrosione ‘da stress’. Solo che finora si trattava di microfratture di pochi millimetri. Un problema che interessa i reattori più recenti da 1.300 e 1.450 megawatt, che hanno sezioni di tubo più lunghe e con più saldature. Dunque le ispezioni dei sei reattori P4 fanno parte di un programma più vasto: tra il 2024 e il 2025 si prevede, durante la manutenzione ordinaria, di verificare i 40 reattori “non sensibili o solo leggermente sensibili” a questo problema, mentre ispezioni particolarmente approfondite sono necessarie per gli altri sedici e sono in corso. Dovrebbero terminare nel 2023, ma il condizionale è d’obbligo. Basti pensare che il riavvio di tutti questi reattori era previsto per fine 2022, termine poi slittato a febbraio 2023, ma ben lungi dall’essere rispettato.

Articolo Precedente

Siccità, in 19 Comuni del Piemonte massimo livello di severità idrica: “I serbatoi vengono integrati con le autobotti”

next
Articolo Successivo

Milano, attivisti per il clima imbrattano la statua di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo: il video del blitz

next