Un’associazione mafiosa con base a Rocca di Neto, nel Crotonese, ma con proiezioni negli Stati Uniti d’America, dove avrebbe gestito una vasta serie di attività illecite. Un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha portato all’esecuzione di 18 arresti nei confronti di persone ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta. Ma sono state effettuate alcune perquisizioni anche a New York, eseguite dall’Fbi. Le indagini, avviate nel marzo del 2020, hanno consentito di accertare in particolare un serie di estorsioni commessi nell’area di Manhattan. A capo della cosca sgominata con l’operazione ci sarebbe stato il gruppo CoriglianoComito, dotato di capacità di controllo territoriale e gerarchie interne e legato a doppio filo con la “locale” di Belvedere Spinello.

I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo, che ha diretto l’inchiesta in stretto coordinamento con il Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri. L’associazione mafiosa che è stata sgominata, secondo quanto è emerso dalle indagini, aveva un gruppo satellite a New York composto da italo-americani da tempo residenti nella metropoli statunitense. All’operazione hanno partecipato 200 agenti appartenenti al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco), alle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro ed ai Reparti prevenzione crimine, unitamente a personale del Federal Bureau of Investigation.

I 18 arrestati e le accuse – Le 18 persone fermate sono Domenico Barbaro, Rosario Barberio, Fortunato Barone, Virgilio Antonio Bruno detto “Egidio”, Francesco Comito detto “Capa 58”, Michele Antonio Comito detto “Totonnello”, Michele Antonio Comito detto “Totonno”, Salvatore Comito detto “U scienziato”, Umberto Comito, Luigi Corigliano detto “Capa ianca”, Luigi Corigliano detto “Catammino”, Martino Corigliano, Pietro Corigliano, Patrizia Cundari, Pietro Marangolo, Pantaleone Marino, Gabriele Stefanizzi e Giuseppe Martino Zito detto “U’ Curnacchia”. Sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso finalizzata a commettere più delitti inerenti l’acquisto, la detenzione, il trasporto, la cessione e la vendita di cocaina, hashish e marijuana, estorsione aggravata dal metodo mafioso nonché porto e detenzione illegale di armi e munizioni aggravato dal metodo mafioso.

Le perquisizioni a New York – Gli arresti sono la conseguenza di quanto emerso nel corso di un’indagine iniziata a marzo 2020, avviata su input informativo del Federal Bureau of Investigation di New York. Dall’indagine sono emersi la pervasiva pressione estorsiva esercitata dai referenti della cosca ai danni di imprenditori, l’attivismo degli indagati nel traffico e nella distribuzione di sostanze stupefacenti e l’ampia disponibilità di armi da parte dell’organizzazione criminale. Le estorsioni erano l’attività più remunerativa per l’organizzazione criminale, con gli imprenditori che ne sono stati vittime che non hanno denunciato nulla agli organi di polizia giudiziaria. Le perquisizioni effettuate dal personale dell’Fbi proprio a Manhattan hanno riguardato persone indagate in un procedimento penale collegato. I ricavi delle attività estorsive servivano per alimentare una “cassa comune” gestita dal capo famiglia, anche in una logica di spartizione dei proventi illeciti da dividere in base a precisi accordi e sulla base dello spessore criminale dei destinatari.

Le armi e la droga – Le attività investigative hanno fatto emergere indizi gravi in ordine all’esistenza di un’associazione dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti, finalizzata all’acquisto da diversi fornitori della provincia di Crotone, principalmente di cocaina e marijuana, e al successivo smercio sul territorio di Rocca di Neto, controllato dalla famiglia Comito in regime di monopolio. Nell’ambito dell’operazione, inoltre, sono state sequestrate alcune armi che erano nella disponibilità dell’organizzazione criminale, ed in particolare quattro fucili ed una pistola. Al gruppo vengono anche contestati alcuni danneggiamenti ed atti intimidatori messi in atto dagli appartenenti al sodalizio anche per potenziare la loro supremazia criminale sul territorio, tra cui un attentato dinamitardo, con l’utilizzo di una bomba carta, ad un distributore automatico di snack e bevande a Rocca di Neto. Le indagini hanno constatato che i componenti del sodalizio criminale avevano a loro disposizione un numero indeterminato di armi da fuoco, tra cui pistole e fucili, al fine anche di rafforzare le capacità operative necessarie, all’occorrenza, per commettere altri reati. Le attività tecniche consentivano di documentare anche il loro effettivo utilizzo, durante una prova a fuoco compiuta dagli indagati in una zona isolata del territorio di Rocca di Neto.

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