Il Comune di Rho si costituirà parte civile al processo che scaturirà dall’operazione anti-ndrangheta “Vico Raudo”, che il 22 novembre ha portato all’arresto di 49 persone accusate a varo titolo fra l’altro di associazione mafiosa, traffico di droga, minacce, estorsione, porto illegale di armi e altri reati. Una scelta non inedita ma neppure scontata in terra lombarda, dove il tema del radicamento della ‘ndrangheta continua a innescare polemiche e divisioni. Su proposta del sindaco del Pd Andrea Orlandi, la giunta del Comune alle porte di Milano che ha ospitato i padiglioni di Expo2015 ha approvato con una delibera la costituzione di parte civile, che poi potrà essere formalizzata solo durante l’udienza preliminare del procedimento.

“Abbiamo deciso la costituzione in parte civile ritenendo che il Comune stesso sia parte offesa e soggetto danneggiato, pronto a chiedere il risarcimento dei danni anche morali subiti direttamente o indirettamente”, ha commentato il sindaco. “La nostra città non accetta queste logiche mafiose”. Ma alla base della decisione, ha precisato Orlandi, c’è soprattutto l’esigenza “di difendere il nome di Rho e di tutta la nostra comunità, fatta di migliaia di persone oneste che nulla c’entrano con quanto avvenuto e che non è giusto vedano il nome della loro città affiancato alla parola ‘ndrangheta”. E ancora, a presenza di un legale del Comune al processo è “un messaggio a chi è vittima di queste situazioni: vogliamo esortarli, qualora si trovassero sotto minaccia o di fronte a richieste illegali, ad avere la forza di denunciare quanto sta loro accadendo, sapendo che noi istituzioni ci siamo e siamo al loro fianco”.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, coordinata da Alessandra Dolci, al vertice della locale della ‘ndrangheta di Rho c’era Gaetano Bandiera, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel maxiprocesso Crimine-Infinito e scarcerato per motivi di salute (messi seriamente in dubbio da quest’ultima inchiesta). In un’intercettazione ambientale del 22 marzo 2021, uscito dalla cella Bandiera afferma: “È tornata la legge della ‘ndrangheta“. La Squadra mobile di Milano ha svelato un contesto di mafia “vecchio stile”, con intimidazioni a base di teste di agnello o maiale da recapitare a debitori (o presunti tali) riottosi e un’ampia disponibilità di armi da fuoco. I profitti della vendita di cocaina venivano reinvestiti, secondo l’accusa, nell’acquisto di bar.

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