Nell’ultimo giorno di voto per l’annessione dei territori occupati dell’Ucraina alla Russia, il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo ed ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev, torna a parlare di armi nucleari e del diritto che ha Mosca di usarle “se necessario, in base alla dottrina nucleare” e “in casi predeterminati, in stretta conformità con i fondamenti della politica statale in materia di deterrenza nucleare. Se noi o i nostri alleati veniamo attaccati usando questo tipo di arma o se l’aggressione con l’uso di armi convenzionali minaccia l’esistenza stessa del nostro Stato”. Dall’altra parte, Mosca apre ai colloqui con Kiev. Nel corso di una conversazione con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia “è pronta a negoziare. Ma quando la situazione cambia, cambiano anche le condizioni”, ha detto il suo portavoce Dmitry Peskov.

“Il presidente della Russia – ha continuato su Telegram – ne ha parlato direttamente di recente. Inoltre, faremo di tutto per prevenire la comparsa di armi nucleari nei Paesi a noi vicini e ostili. Ad esempio, nell’Ucraina nazista, che oggi è direttamente controllata dai paesi della Nato“. Medvedev ha poi aggiunto che Joe Biden e Liz Truss “chiedono che la Russia allontani la mano dal pulsante nucleare” mentre la premier britannica è “assolutamente pronta a iniziare immediatamente uno scambio di attacchi nucleari con il nostro Paese”. Medvedev è poi andato oltre: “Se la minaccia per la Russia supera il limite di pericolo contemplato, dovremo rispondere. Senza chiedere il permesso a nessuno, senza bisogno di lunghe consultazioni. E non si tratta certo di un bluff. Immaginate che la Russia sia costretta a usare l’arma più formidabile contro il regime ucraino, che ha commesso un atto di aggressione su larga scala, pericoloso per l’esistenza stessa del nostro Stato. Credo che la Nato non interverrà direttamente nel conflitto perfino in questa situazione. Dopotutto, la sicurezza di Washington, Londra e Bruxelles è molto più importante per l’Alleanza Nord-Atlantica del destino dell’Ucraina, di cui nessuno ha bisogno, anche se è abbondantemente rifornita di armi diverse“.

Intanto le autorità russe fanno sapere che nei territori orientali dell’Ucraina occupati dai russi i referendum hanno superato il 50% dell’affluenza e dunque sono validi. “Nel Donetsk – afferma la Tass – l’86,89% degli elettori ha votato lunedì sera. L’affluenza alle urne è attualmente dell’83,61% nel Luhansk, del 63,58% nella Regione di Kherson e del 66,43% nella Regione di Zaporizhzhia“. I seggi hanno aperto alle 8 e chiuderanno alle 16, “subito dopo inizierà lo spoglio dei voti e saranno annunciati i risultati degli exit poll”. Secondo i primi dati resi noti dalle commissioni elettorali create dalle amministrazioni filorusse, oltre il 95% dei votanti si sono espressi a favore dell’annessione a Mosca. Il presidente Vladimir Putin dovrebbe rivolgersi a entrambe le Camere del Parlamento russo venerdì 30 settembre e potrebbe usare il discorso per annunciare formalmente l’adesione dei territori russi occupati dell’Ucraina alla Russia, ha dichiarato il ministero della Difesa britannico nel suo ultimo aggiornamento di intelligence sostenendo che “esiste la possibilità realistica che Putin utilizzi il suo discorso per annunciare formalmente l’adesione delle regioni occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa. Secondo l’intelligence britannica, “i leader russi sperano quasi certamente che qualsiasi annuncio di adesione venga visto come una rivendicazione dell’’operazione militare ‘speciale’ e consolidi il sostegno patriottico al conflitto”. Il Consiglio della Federazione russa, la Camera alta del Parlamento di Mosca, potrebbe votare il 4 ottobre l’annessione, riporta invece la Tass. Fredda la reazione di Kiev, secondo cui il voto “non cambierà nulla” nella condotta militare dell’esercito.

Le persone arruolabili nel contesto della mobilitazione parziale ordinata da Putin continuano intanto a lasciare il Paese. Gli arrivi in Georgia sono raddoppiati a 10mila al giorno, fanno sapere da Tbilisi, mentre lunedì la Guardia di Frontiera della Finlandia ha registrato l’ingresso di “7.743 russi attraverso il confine terrestre”, 3.662 sono poi usciti dal Paese. “Il traffico è ancora intenso ma si è ridotto rispetto al picco del fine settimana: la maggior parte di chi entra si dirige verso altri Paesi”. Il Guardian rivela che la domanda di posti su jet privati è aumentata a Mosca: i russi facoltosi cercano una via d’uscita dal Paese, prevalentemente in Armenia, Turchia e Azerbaigian, nel timore che le autorità chiudano le frontiere agli uomini in età di mobilitazione. Chi vuole fuggire paga tra le 20.000 e le 25.000 sterline (circa 28 mila euro) per un posto su un aereo privato, mentre il prezzo per noleggiare un jet da otto posti va dalle 80.000 alle 140.000 sterline, molte volte più alto della tariffa normale. “La situazione è assolutamente folle al momento”, ha dichiarato Yevgeny Bikov, direttore di una società di brokeraggio di jet, Your Charter. “Ricevevamo 50 richieste al giorno, ora sono circa 5.000”.

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