“In questi 30 anni la politica ha tradito l’operato di Falcone”. È questo l’allarme lanciato dal consigliere del Csm Nino Di Matteo nel corso di un dibattito organizzato dal consigliere regionale Luigi Piccirillo e moderato dal giornalista de ilFattoQuotidiano.it Giuseppe Pipitone. Di fronte alle oltre 400 persone della sala Gaber del palazzo di Regione Lombardia, l’ex pm di Palermo e Caltanissetta si è detto “preoccupato” spiegando le ragioni di questo tradimento nei confronti del giudice ucciso nel 1992 a Capaci: “Pensiamo a quello che è accaduto con la messa in discussione, non solo attraverso la sentenza della Cedu e della Corte Costituzionale ma anche attraverso la riforma Cartabia, del cosiddetto ergastolo ostativo o al fatto che la Dna e la Dia non abbiano mai assunto quel ruolo centrale nella lotta alla mafia che Falcone aveva immaginato”.

E poi c’è il tema della riforma Cartabia. “Era difficile cambiare in peggio ma ci sono riusciti” ha spiegato il consigliere del Csm Sebastiano Ardita che non si spiega come “il meccanismo delle porte girevoli tra giustizia e politica, che tanto ha indignato i politici, valga solo per i magistrati che entrano in politica e non per i politici che vanno al Csm”. La riforma è stata definita da Di Matteo come un “regolamento di conti” della politica nei confronti della magistratura: “Rimasi colpito dagli occhi e dagli applausi di alcuni politici al passaggio sulla giustizia durante il discorso del secondo insediamento di Mattarella – commenta Di Matteo – queste riforme porteranno la magistratura ad essere efficiente e spietata con i deboli e sempre più timorosa e con le armi spuntate nei confronti di chi delinque gestendo il potere”.

Sullo sfondo del dibattito, c’è una campagna elettorale in cui figure come Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono tornate protagoniste del dibattito locale e nazionale. “Berlusconi potrebbe diventare presidente del Senato – ha concluso l’ex parlamentare del M5s Alessandro Di Battista – ma per me la cosa più grave è quel “grazie per essere venuto” detto da Draghi quando lo ha ricevuto poco prima di incassare il sì al suo governo da parte di tutti i partiti e purtroppo anche dal M5s che forse oggi ha compreso le proprie responsabilità”.

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