“C’è un diritto alla verità di tutti noi cittadini italiani che ancora aspetta una risposta”. Il procuratore aggiunto Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano, commenta così i punti ancora oscuri sugli attentati che uccisero i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Nel giorno del trentennale della strage di Capaci, Alessandra Dolci ha preso parte al convegno alla Camera del Lavoro organizzato dal Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva e il Centro per la legalità di Milano, con il contributo di Libera Milano e della scuola di formazione Antonino Caponnetto.

Alla platea di studenti la coordinatrice della DDA ha raccontato quei giorni del 1992, “giorni che uno ricorderà per sempre nella vita”. Ma ha anche ricordato come Falcone e Borsellino siano stati “osteggiati”, nel corso della loro carriera, da parte della stessa magistratura, “accusati di manie di protagonismo e di essere eccessivamente ambiziosi”.

“L’esplosivo all’Addaura lo ha messo lui, per avere ancora più visibilità mediatica. Questo l’ho sentito con le mie orecchie”, ha raccontato.

“Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio – ha aggiunto – c’è stata una fortissima reazione della società civile che ha determinato una forte reazione delle Istituzioni. Quindi per molti anni vi è stata una tensione ideale che chiedeva giustizia. Ora questa tensione ideale va un po’ scemando. Sta a noi – ha concluso – mantenerla sufficientemente alta”.

Ascolta il podcast Mattanza

Articolo Precedente

Capaci, trent’anni fa Palermo era immersa in una nube di polvere da sparo. Oggi puzza di ipocrisia

next