Si annuncia una nuova estate rovente e ancora una volta sembra si sia alla mercè dei cambiamenti climatici senza che appaia all’orizzonte un qualche pur timido segnale di miglioramento. Solo l’anno scorso, si è assistito all’ondata di caldo più mortale mai registrata nel Nord America, con centinaia di vittime e una punta di calore in Canada di 49,6 gradi. I violenti incendi associati hanno anche portato a ingenti danni alle infrastrutture e alla perdita di raccolti. Un’intensa ondata di caldo sta invece investendo proprio in questi giorni l’India settentrionale con temperature che hanno raggiunto il record di 49,2°C in alcune parti della capitale, Delhi. E il mese in corso potrebbe essere il maggio più caldo della storia meteo in Italia e l’anticipo d’estate che si sta registrando in Italia e anche in alcune città europee potrebbe rivelarsi di intensità pari a quello del 2003, anno terribile per le temperature roventi e l’afa.

Insomma un panorama davvero sconfortante che porta a chiedersi fino a quando andremo avanti così. Abbiamo sentito a riguardo Antonello Pasini, primo ricercatore Cnr e docente di Fisica del Clima presso l’Università degli Studi Roma Tre per cercare di fare un po’ di chiarezza sulla situazione.

Col caldo anomalo che si profila di nuovo alle porte c’è almeno qualche segnale di rallentamento dei mutamenti climatici che ci possa far ben sperare per i prossimi anni, a fronte delle varie misure che sono state messe in campo a favore dell’ambiente?
Purtroppo direi di no. Anzi come sottolinea un recente report dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, il trend di innalzamento dei mari sta accelerando, il che sottolinea come anche il calore incamerato negli oceani stia aumentando. E, alla superficie del globo, gli ultimi sette anni sono stati i più caldi dal 1850. Siamo ancora in una tendenza al rialzo delle temperature perché – tutto sommato – si è fatto poco per ridurre le emissioni di gas serra. Non solo l’aumento di temperatura media andrà avanti, ma anche assisteremo ad un aumento dei picchi di calore. E quando finalmente inizieremo a fare qualcosa di veramente significativo per contrastare questi cambiamenti, comunque ci vorranno un paio di decenni per vedere i risultati. Bisogna tenere presente che quando si emettono in atmosfera ad esempio dieci molecole di CO2, tra un secolo ne troveremo ancora tre. È l’inerzia del clima colla quale dobbiamo fare i conti.

Possiamo immaginare che questo trend così negativo possa sconvolgere il clima europeo tanto da farci assistere a fenomeni devastanti come i tornado o uragani che flagellano sempre più altre parti del mondo?
Tendenzialmente no, però è da considerare che i cambiamenti nel clima e in particolare i picchi di temperatura potranno accentuare gli eventi di precipitazioni violente. Dopo i passaggi dell’Anticiclone africano, le correnti da nord trovano sempre più aria umida, suolo caldo e soprattutto mare molto caldo, il che innesca alluvioni, grandinate etc. in misura decisamente preoccupante, con conseguenze terribili per cose e persone.

Posto che abbiamo chiarito che non si sta facendo abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra e i cambiamenti climatici derivati, stiamo almeno intervenendo adeguatamente per prevenire i danni di questi cambiamenti?
“Per certi versi sì. A livello italiano, c’è un piano nazionale quasi pronto di adattamento ai cambiamenti climatici per cercare di preparare i nostri territori. Va però detto che quello che sarebbe davvero importante sarebbero piani di livello municipale, perché ogni realtà ha le sue caratteristiche peculiari. E ancora per molti anni – quale che sia l’intervento umano per mitigare il cambiamento climatico – dovremo fare i conti con gli eventi estremi e le loro conseguenze. Quindi bisogna essere preparati con il maggior livello di dettaglio possibile.”

Gianmarco Pondrano Altavilla

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