“Maestro ma perché dobbiamo fare l’Invalsi? E perché da settimane la maestra di italiano ci fa fare delle cose come l’Invalsi?”. Sono le domande che molti bambini della scuola primaria si stanno ponendo questa settimana in cui va in scena il festival dei quiz. Solo quello di Sanremo ha battuto questo, andando in onda anche in tempo di Covid. Ma ora che la pandemia ci ha più o meno abbandonati, il virus dell’Invalsi è tornato puntuale come l’influenza.

La questione è che bambini e genitori non conoscono bene questo virus che lede i diritti dei minori. Per capire come e quanto l’Invalsi calpesti anche alcuni articoli della Convenzione Onu bisogna leggere il manuale del “somministratore” che viene distribuito agli insegnanti.

Premessa. L’Invalsi viene fatto sui bambini di seconda (7 anni) e quinta (10 anni). All’inizio di queste pagine c’è scritto: Per garantire che lo svolgimento delle prove avvenga in modo uniforme e corretto su tutto il territorio nazionale, è fondamentale che Lei si attenga in maniera precisa e rigorosa alle procedure di seguito descritte, in questo modo potrà garantire che le somministrazioni si svolgano nello stesso modo in tutto il Paese, consentendo quindi di ottenere dati comparabili.

Precisa e rigorosa non sono due aggettivi casuali. Se poi ci sono insegnanti che derogano, che suggeriscono, che non seguono il manuale allora diciamocelo che le prove Invalsi sono un’italianata: fatta la Legge trovato l’inganno. Se, invece, chi le somministra segue queste indicazioni allora badate bene ai punti qui sotto tratti dal manuale.

1) In qualità di Somministratore, Lei dovrà seguire le seguenti regole generali durante la somministrazione:

Non risponda alle eventuali richieste di aiuto degli alunni sulle domande delle prove cognitive (Inglese, Italiano e Matematica).

Non dia alcuna informazione aggiuntiva, indicazione o suggerimento relativamente al contenuto di alcuna delle domande della Prova. La migliore risposta da dare a qualunque richiesta di aiuto è: “Mi dispiace, ma non posso rispondere a nessuna domanda. Se ti può essere utile, rileggi le istruzioni e scegli la risposta che ti sembra migliore”.

Mentre gli allievi sono impegnati nello svolgimento delle prove, si accerti che stiano seguendo le istruzioni e stiano rispondendo alle domande. Durante tutte le somministrazioni eserciti una costante vigilanza.

Ora, chi fa l’insegnante sa bene quante volte un bambino abbia bisogno del cosiddetto “rinforzo”. Traduco: a sette anni fanno un disegno e mentre lo eseguono chiedono più volte al maestro: “Va bene? Ti piace così? E’ giusto?”. La migliore risposta dell’Invalsi è la peggiore per un bambino che non si aspetterebbe certo questo da un insegnante. Da qui si ha l’impressione (sicuramente errata) che chi ha scritto il manuale del somministratore non abbia più messo piede in una classe della primaria da quando lui/lei andavano a scuola. E poi vogliamo parlare della costante vigilanza? Che devono vigilare? O forse immaginano che la mamma abbia preparato un pizzino che il 7enne tiene nell’astuccio pronto a risolvere il quiz Invalsi?

2) Gli allievi che chiedono di uscire dal locale della somministrazione al di fuori della/e pausa/e prevista/e possono farlo solo in situazioni di emergenza (ad esempio, nel caso si sentano male). Se un alunno, che ha abbandonato il locale in precedenza, poi rientra, può continuare a rispondere alle domande delle prove o del questionario per il tempo rimanente della sessione di somministrazione. Nessun alunno deve uscire dai locali dove si svolgono le prove portando con sé le prove Invalsi.

Avete presente quante volte un bambino vi chiede di andare in bagno in un’ora? E se a uno dovesse scappare la pipì proprio cinque minuti dopo l’inizio della prova? E se cola il naso e deve uscire a prendere il fazzoletto è o non è un’emergenza? E poi, se anche un bambino di sette o dieci anni dovesse uscire con in mano il foglio della prova mi spiegate che potrebbe accadere? Inquinamento delle prove?

3) Se un alunno finisce di rispondere alle domande di una prova prima che il tempo sia scaduto, può controllare le risposte fornite o, dopo averLe consegnato il fascicolo, leggere qualcosa per suo conto rimanendo al proprio posto in silenzio, ma non deve lasciare il locale.

Ma perché mai un bambino, se c’è un’insegnante che lo sorveglia, dopo una prova che magari gli ha creato anche un minimo di stress non potrebbe uscire a giocare? A chiacchierare con altri compagni? A rilassarsi? Che rischio si corre se lascia il locale delle prove? Che possa comunicare (visto che il cellulare è vietato alla primaria) con i segnali di fumo le risposte al compagno di un’altra scuola?

4) Non è consentito l’uso di gomme, matite e penne cancellabili. Immagino che il redattore del manuale non abbia pensato che l’alunno può eventualmente anche correggersi ma che sia mai che la maestra sia stata corrotta da qualche mamma o papà (io per un salame e una buona bottiglia di vino ci penserei) e in fase di correzione ci metta la sua mano.

5) Prima di iniziare la distribuzione dei fascicoli della prima prova dire agli alunni: ora verranno distribuiti i fascicoli per la prova. Non dovete aprirli finché non ve lo dirò. Se avete cellulari, libri, quaderni o altre cose del genere sul banco, mettetele via. I cellulari devono essere spenti e riposti nella borsa e non possono rimanere né sul banco né sotto al banco.

In questo caso o l’estensore del manuale l’ha copiato di sana pianta da quelle per le superiori o vive in un altro pianeta o non sa che alla primaria i cellulari sono vietati. Un suggerimento: si rilegga il manuale del somministratore prima di distribuirlo alle scuole.

6) In ciascun giorno di somministrazione, nelle scuole campione tutti i plichi della scuola (non solo quelli delle classi campione) andranno aperti alla presenza dell’osservatore esterno (di tale operazione deve esser redatto apposito verbale), mentre nelle altre (…)

Ecco, questa è invece un’immagine che amo: il plico, la cera lacca, l’osservatore… sembra un film degli anni Cinquanta. Altro che digitalizzazione: volete mettere il fascino dell’invio in tutt’Italia dei plichi, l’emozione della loro apertura…

7) E poi c’è la questione che poneva l’alunno all’inizio: “perché da settimane la maestra di italiano ci fa fare delle cose come l’Invalsi?”. Si chiama addestramento oppure se preferite allenamento. Sta di fatto che per mesi gli insegnanti fanno provare e riprovare i quiz. Ora, se questa prova dev’essere oggettiva, così tanto da avere tutte le regole dette sopra, perché deve avere un risultato inficiato dall’addestramento?

8) Epilogo. Rileggiamo insieme due articoli della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.

Art. 12. Hai diritto a esprimere la tua opinione su tutte le questioni che ti riguardano. La tua opinione deve essere ascoltata e presa in seria considerazione.

Art. 29: Hai diritto a una educazione che sviluppi la tua personalità, le tue capacità.

Qualcuno dell’Invalsi ha mai chiesto ai bambini che ne pensano delle prove? O forse i test Invalsi non li riguardano? Siamo sicuri che queste prove sviluppino davvero la personalità e le capacità dei nostri ragazzi?

NB: Chiaramente non somministrerò alcuna prova.

Articolo Precedente

Covid, la prudenza della scuola che mantiene le regole anche dopo il 1° maggio. Ma Anief e il sottosegretario Sasso: “Serviva compromesso”

next
Articolo Successivo

Invalsi, tagli all’Istruzione e Alta scuola di formazione: i sindacati contro il governo Draghi con scioperi e proteste

next