Ci risiamo. Ecco di nuovo le prove Invalsi. Questa è la settimana clou per la scuola primaria: mercoledì 5, giovedì 6 e poi ancora mercoledì 12 ai bambini delle elementari saranno “somministrati” (questo è il termine tecnico) i test. Come ogni anno, la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, penserà: “Riecco il post di Corlazzoli contro le prove”. È vero: anche quest’anno sciopererò contro uno strumento che non serve assolutamente a nulla e che crea solo una concorrenza tra insegnanti e dirigenti scolastici. Probabilmente su un centinaio di maestri e maestre del mio istituto sarò l’unico a protestare (e qui ci sarebbe da chiedersi il perché: tutti convinti dello strumento Invalsi? Paura del preside? Oppure “Ma sì, lo faccio tanto…”).

A sollevare la protesta, anche stavolta, purtroppo saranno solo i Cobas: altre organizzazioni sindacali (compresa la mia, la Cgil) non hanno il coraggio di aprire una discussione seria sull’Invalsi. Stavolta, tuttavia, farò di più. Non mi limiterò a tracciare quelli che sono i limiti e le criticità dell’Invalsi: sono ormai note a tutti quelli che hanno letto qualche articolo o libro sul tema. Voglio fare un’altra operazione: farò il veggente, il mago. Proverò a indovinare quali saranno i risultati che emergeranno dalla somministrazione fatta in quest’anno di didattica ad intermittenza. A luglio, quando verranno pubblicati i risultati, vi invito a riprendere in mano questo post e a verificare.

Prima veggenza: al Sud la variabilità dei risultati tra scuole e tra classi nel primo ciclo d’istruzione sarà consistente e in ogni caso più alta che al nord e al centro, così come saranno più alte le percentuali di alunni con status socio-economico basso che non raggiungono livelli adeguati nelle prove. In particolare, desteranno forti preoccupazioni gli esiti di alcune regioni: Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia.

Seconda veggenza: aumentano le differenze tra maschi e femmine.

Terza veggenza: in italiano e in matematica gli alunni d’origine straniera anche quest’anno andranno meno bene degli alunni italiani. Anzi i dati saranno peggiorati rispetto all’anno precedente.

Quarta veggenza: i risultati in generale anche nel Nord Italia evidenzieranno delle lacune nelle discipline di italiano e matematica anche al Nord e al Centro.

Ecco il quadro che, più o meno, leggeremo tra qualche mese. Cosa diranno mai le prove Invalsi che già non si sappia? Che gli studenti sono indietro con gli apprendimenti? Che il divario degli apprendimenti si è ulteriormente allargato in corrispondenza al contesto sociale e culturale delle famiglie di provenienza? Purtroppo la parola “Invalsi” è entrata anche nel Recovery Plan presentato da Mario Draghi. Nemmeno Super Mario è riuscito a fermare un meccanismo che da anni spende soldi pubblici senza apportare alcun miglioramento al sistema d’istruzione.

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