Tra le tensioni interne ai partiti, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, alla fine il centrodestra alla quarta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica sceglie di astenersi e non ritirare la scheda.
Una linea concordata al vertice di centrodestra tenuto prima dell’inizio del voto, ma che ha mascherato a fatica le irritazioni. Tensioni evidenti pure in Aula, dove Giorgia Meloni, che avrebbe voluto esprimersi votando un nome dell’area di centrodestra, per superare lo stallo (anche dopo il risultato ottenuto da Guido Crosetto alla terza votazione) e tentare la forzatura, è entrata soltanto alla seconda chiama, lasciando in fretta l’Aula. Gli stessi senatori di FdI, a differenza del resto del centrodestra, non hanno risposto alla prima chiama della votazione, presentandosi e astenendosi soltanto alla seconda.
Una decisione, quella di astenersi, presa per controllarsi a vicenda, provare a contarsi e cercare di evitare di esporsi ai franchi tiratori, dopo i diversi segnali arrivati ieri nel segreto dell’urna: dal numero di voti più alto rispetto ai grandi elettori di Fratelli d’Italia per il candidato di bandiera Crosetto, fino alle preferenze per diversi esponenti leghisti, da Giancarlo Giorgetti a Umberto Bossi. Ma non solo. Anche dentro gli stessi partiti c’è chi ha pubblicamente contestato la scelta di non votare. È il caso di Elio Vito, deputato di Forza Italia da tempo critico con il partito, che ha scelto invece di ritirare la scheda, smarcandosi dalla linea concordata dai leader: “Un modo surrettizio per controllare i parlamentari, nascondere le palesi divisioni interne, ma soprattutto una grave mancanza di rispetto istituzionale”, ha spiegato, scegliendo di votare scheda bianca. Come Vito, ha deciso di votare e non astenersi anche Vittorio Sgarbi: “Per Riccardo Muti“, ha poi precisato in Transatlantico colui che aveva tentato di cercare voti (o meglio, “scoiattoli”) per Silvio Berlusconi, prima del ritiro della candidatura da parte del leader di Forza Italia.
E mentre il centrosinistra ha scelto (ancora) per la scheda bianca, ora si cerca il dialogo tra i diversi schieramenti sui nomi dell’ex magistrato Sabino Cassese e soprattutto della direttrice generale del Dis, Elisabetta Belloni: ipotesi rispetto alle quali ha aperto anche FdI.
In Aula non sono mancati i consueti capannelli tra i parlamentari, con tanto di colloqui trasversali tra le forze politiche. Così il leader di Italia Viva Matteo Renziche ha contestato la scelta del centrodestra di astenersi – ha a lungo conversato con il forzista Maurizio Gasparri, poi con il leghista Pillon e la senatrice Udc Paola Binetti. Mentre Pierferdinando Casini, le cui quotazioni per il Colle sembrano ormai scendere, sembrava predicare “calma” durante le conversazioni in Aula, dopo essersi fermato a conversare con esponenti del centrodestra e centrosinistra, compresa la capogruppo al Senato di Forza Italia, Annamaria Bernini.
Meno fugace la presenza in Aula del segretario Pd, Enrico Letta, che si è intrattenuto con il ministro e collega di partito, Lorenzo Guerini, e con il deputato di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi.
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