L’elettricità prodotta dal carbone lo scorso anno ha raggiunto a livello globale un livello record di circa 10.350 terawattora, con un aumento del 9% rispetto all’anno prima. Lo ribadisce l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) in base ad un’analisi più approfondita del rapporto sui consumi planetari diffuso lo scorso 14 dicembre. L’Agenzia sottolinea come questo andamento metta gravemente a rischio il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 fissati nel recente vertice di Glasgow Cop26. In assenza di interventi politici più energici il consumo di carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili davanti a petrolio e gas, si appresta a per raggiungere un massimo storico (oltre 8miliardi di tonnellate) e a mantenere questo livello di utilizzo fino al 2024.

Di recente la stessa Aie (espressione dei paesi Ocse) aveva avvisato che per sperare di raggiungere gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale è necessario azzerare immediatamente qualsiasi investimento aggiuntivo nelle fonti fossili. Il consumo di carbone, ricorda l’Agenzia, “era diminuito nel 2019 e nel 2020, anche se meno di quanto inizialmente previsto, e la rapida ripresa economica del 2021 ha spinto la domanda di elettricità molto più velocemente di quanto le forniture a basse emissioni di carbonio potessero tenere il passo. Il forte aumento dei prezzi del gas naturale ha anche aumentato la domanda di energia elettrica prodotta dal carbone, rendendola più competitiva in termini di costi”.

La maggior parte dell’incremento dell’uso di carbone è riconducibile a Cina ed India (rispettivamente il primo e secondo Paese consumatore, produttore e importatore nel mercato del carbone), che insieme rappresentano i 2/3 della domanda globale. “Il carbone è la principale fonte di emissioni globali di carbonio e il livello elevato di produzione di energia da carbone” nel 2021 “è un segnale preoccupante di quanto il mondo sia lontano” dagli obiettivi di “riduzione di emissioni verso lo zero netto“, ha affermato il direttore esecutivo della Aie Fatih Birol. “Senza azioni forti e immediate da parte dei governi per contrastare le emissioni di carbone avremo poche possibilità, se non nessuna, di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi”.

L’Aie ha anche diffuso uno studio in cui evidenza come le emissioni di gas riconducibili alle vetture “Suv” equivalgano a quelle del sesto paese al mondo producendo ogni anno oltre 900 milioni di tonnellate di Co2. Negli ultimi 10 anni le loro emissioni sono cresciute più di quelle dell’intera industria pesante globale. Le emissioni di auto tradizionali sono diminuite di oltre 300 milioni di tonnellate. Le immatricolazioni di Suv rappresentano ormai il 46% del totale, con un incremento delle vendite che è continuato anche negli anni della pandemia (+ 10% nel 2020-2021). Sebbene il processo di elettrificazione stia accelerando le auto Suv vendute sono il quintuplo delle vetture elettriche.

Articolo Precedente

Nucleare: se la Terra piange, le borse e i governi interessati se la ridono

next
Articolo Successivo

Clima, report del centro Ue: ultimi 7 anni i più caldi a livello globale, nel 2021 concentrazioni record di anidride carbonica e metano

next