È stato davvero un onore apprendere che la prestigiosa Università di Oxford ha pubblicato un capitolo dedicato al sottoscritto e alle mie battaglie antinceneritoriste e per Rifiuti Zero in un libro di testo rivolto agli studenti che imparano l’inglese come seconda lingua.

Constatare che la propria storia di attivista (molto spesso scomoda per i potentati dell’industria sporca ma sempre propositiva e supportata da dati scientifici e di “buon senso”) viene studiata a scuola mi riempie di gioia forse ancora di più di quando appresi di aver vinto il Goldman Environmental Prize nel 2013. Certo, sono un maestro elementare e quindi conosco l’importanza dei libri di testo e che quanto vi viene scritto finisca per costituire la base di apprendimenti spesso “perenni”, ma a questa soddisfazione devo aggiungere anche lo “sberleffo” a quei “circoli mass mediatici” nostrani (si scrive così ma si legge “cortigiani di palazzo”) che raramente si sono informati non tanto sulla mia storia quanto sulla poderosa rivoluzione Zero Waste, che nel nostro Paese ha portato 320 comuni (rappresentanti 7 milioni di abitanti!) a intraprendere la sfida alla nozione anacronistica di rifiuti (i rifiuti in natura non esistono!).

Fosse stato per loro la mia storia non esisterebbe e ben si guardano dal disseminarla a costo di rimanere fuori dal “mainstream”. Infatti, essere stato premiato con tutti gli onori negli Usa con tanto di incontri ravvicinati con Barack Obama e con Nancy Pelosi, speaker della Camera del Congresso, e poi venir “scelto” come una sorta di esempio per le nuove generazioni sono occasioni difficili da rimuovere e da non riconoscere anche per una stampa di prossimità con i “poteri”, ma tant’è: questi cortigiani allenati a magnificare la “termovalorizzazione” e la produzione di energia e/o carburanti dalla combustione di plastiche e rifiuti (anche nei cementifici) sono costretti al silenzio davanti a una storia come la mia, che pure dovrebbe far notizia visto che la si segue ed enfatizza soprattutto “da fuori”.

Cosa direbbero Roberto Cingolani e Chicco Testa se case editrici per le scuole italiane copiassero quanto fatto dalla prestigiosa Oxford University Press? Si capisce, allora, perché nei dibattiti televisivi ci siano sempre i soliti (i soliti 50? Forse 60? Ma esiste un vero “garante dell’informazione”?). Questo silenziatore a storie edificanti come quella che io, da semplice ma tenace attivista, rappresento fa male alla democrazia ma rinforza alla grande le “spinte dal basso” (bottom up) dei movimenti popolari e civici che possono alimentarsi con esempi che non sono oramai più di semplice “nicchia” ma addirittura indicati a milioni di giovani quali esempi da seguire da prestigiose istituzioni e personalità. Questi “tappi dell’informazione” stanno per saltare e il genio della bottiglia sta per venire fuori. Basta agitare le bollicine frizzanti che storie come la mia rappresentano.

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