Un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sulla mobilità individuale pone una questione abbastanza impopolare, soprattutto in qualche paese dell’Unione: vale la pena di ridurre la velocità delle auto? Ridurre i limiti di velocità sulle autostrade diminuirebbe sia il consumo di carburante, sia le emissioni inquinanti.

Figura 1

Le simulazioni indicano che una leggera limatura dei limiti della velocità autostradale, da 120 a 110 chilometri all’ora, potrebbe consentire un risparmio di carburante tra il 12 e il 18%, a tecnologie invariate (vedi Figura 1). E il risparmio si tradurrebbe immediatamente in una riduzione delle emissioni di CO2.

I trasporti sono l’unico settore dove le emissioni di gas serra sono aumentate tra il 1990 e il 2010: una crescita enorme, più del 25% nei 32 paesi membri dello Spazio Economico Europeo. E rappresentano il 19,5% delle emissioni totali. La CO2 è la componente principale delle emissioni di gas serra dei trasporti (sfiora il 99%) e il trasporto su strada è, a sua volta, il maggior responsabile di queste emissioni. In pratica, il traffico veicolare contribuisce più del 18% alle emissioni totali europee.

Diminuire la velocità riduce significativamente anche le emissioni di altri inquinanti; in particolare, la produzione degli ossidi di azoto e delle loro miscele (NOx) nonché il particolato (PM) dei veicoli diesel (vedi Figura 2). Inoltre, più aumenta la velocità, più particolato viene prodotto dal rotolamento dei pneumatici, che nelle città contribuisce fino al 10% di questo inquinante nell’aria. Consumi ed emissioni non sono proporzionali alla velocità, bensì al quadrato della velocità. Anche modeste riduzioni della velocità hanno quindi un effetto tangibile.

Figura 2

In Europa, si parla da tempo della eventualità di ridurre la velocità degli autoveicoli. A parole, i risultati sono incoraggianti. Un recente sondaggio pubblico (Flash Eurobarometer Report, n. 312, Future of Transport, 2021) svela che, per circa due terzi dei cittadini europei, una ragionevole riduzione dei limiti di velocità sarebbe benvenuta in cambio di una effettiva riduzione delle emissioni. Nei fatti, però, i comportamenti sono un po’ diversi, se circa la metà degli automobilisti (e fino all’80% in qualche paese) suole guidare al di sopra dei limiti di velocità legali.

La velocità è un mito futurista che non è mai tramontato, nonostante la spinta innovativa del futurismo si sia esaurita un secolo fa. Su un percorso autostradale di 200 chilometri, ridurre la velocità da 120 a 110 km/h rilassa il viaggio di circa nove minuti. E i benefici ambientali sono incommensurabili rispetto al risparmio di tempo.

Poco prima della pandemia ho pubblicato un saggio dove suggerivo la Slow University quale prospettiva di rinascita dell’università, oggi in crisi da eccesso di utilitarismo (Morte e Resurrezione delle Università). E ho aderito con entusiasmo al manifesto della Slow Music. Per pianificare il futuro sostenibile della Terra, dell’Europa e del nostro paese, la stella cometa della lentezza dovrebbe sostituire l’abbaglio della velocità.

Un collega a riposo ha lanciato una petizione su change.org: “Riduci le emissioni di CO2, firma la petizione per ridurre la velocità veicolare”. Senza contare i vantaggi in termini di sicurezza, garantita da una guida più lenta, diminuire la velocità riduce le congestioni e le deviazioni del traffico causate dagli incidenti, aumenta la durata e l’affidabilità dei veicoli, preserva la sanità mentale di chi guida. E avvicinerebbe l’Europa agli Stati Uniti, dove si guida da sempre più piano (Figura 3).

Gli amici giudicano la mia guida lenta e pericolosa, ma ho preso ben due, salatissime, multe per eccesso di velocità nel 2020. Confesso perciò di appartenere alla moltitudine dei reprobi immortalati dall’indagine demoscopica dell’Eurobarometro. Ma mi saprò ravvedere, se la prossima Ripresa e Resilienza dell’Europa promuoverà, nell’ambito della Transizione Ecologica, questa misura a costo negativo.

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