Dal primo gennaio 2021 l’Agenas, l’agenzia nazionale di coordinamento dei servizi sanitari regionali, è rimasta senza 70 precari storici. Per quale ragione è stata depotenziata l’agenzia che sta giocando un ruolo importante nella lotta al Covid, essendo tra l’altro deputata a ratificare le statistiche sull’occupazione dei posti letto e delle terapie intensive che sono tra i fattori della colorazione delle regioni? È la domanda implicita degli ex lavoratori di Agenas in una lettera al premier Mario Draghi intrisa di delusione e amarezza “per un incubo” che dura dal 31 dicembre, il giorno dello stop ai contratti. E per le promesse di stabilizzazione non mantenute. “Un emendamento al Dl agosto 2020, approvato dal ministero della Salute, ci aveva fatto intravedere la possibilità di una stabilizzazione. E invece era la prima di una lunga sequela di impegni puntualmente disattesi”, si legge nella missiva a Draghi che ilfattoquotidiano.it ha visionato. “Ultima beffa: dopo mesi di proteste, presìdi e trattative – prosegue la lettera – il ministero della Salute si era impegnato con i nostri rappresentanti sindacali (Fp Cgil, Cisl e Uil) a risolvere la situazione mediante un provvedimento inserito all’interno del Decreto Sostegni. Provvedimento che, ancora un a volta, è sparito dal testo finale”.

Mesi di presidi, di proteste di piazza. “Almeno otto presidi, sotto diversi ministeri”, ricorda per rimarcare il livello della protesta Paolo Terrasi, Cgil, tra i promotori di una diffida sindacale al presidente di Agenas Enrico Coscioni e al direttore generale Domenico Mantoan che chiede l’immediato reintegro di tutti i 70 precari. “Personale che è in possesso di tutti i requisiti di legge per ottenere la stabilizzazione – sostiene Terrasi – e che è stato mandato inopinatamente a casa, lasciando scoperte mansioni indispensabili per il buon funzionamento dell’agenzia, tanto che la stessa amministrazione ha proceduto al reclutamento, con contratti a termine o di collaborazione, di altro personale. Con il paradosso di creare così altro precariato”.

Assunti a tempo determinato un decennio fa con collaborazioni a progetto, i 70 ex dipendenti di Agenas hanno visto la durata temporale dei loro contratti ridursi poco alla volta: un anno, dieci mesi, sei mesi. “Contratti ‘flessibili’ nella forma, subordinati nella sostanza, la cui scadenza era seguita da un immediato rinnovo”, hanno scritto a Draghi. “Nel maggio del 2012, Presidente Draghi, Lei ha parlato ‘dell’iniqua distribuzione del peso della flessibilità solo sui giovani, una eterna flessibilità senza speranza di stabilizzazione’, che ‘oltre a ferire l’equità, costituisce uno spreco che non possiamo permetterci’. In quel discorso ci siamo noi: a dieci e più anni di distanza siamo meno giovani e proprio per questo l’iniquità è ancora più macroscopica. Erano solo parole, Presidente?”.

La lettera è rivolta al premier, ma tra i destinatari c’è anche il ministro della Salute Roberto Speranza. Sindacati e lavoratori lo indicano come il responsabile politico di questo pasticcio: l’emendamento salva precari era stato preparato in commissione Bilancio dai parlamentari di Liberi e Uguali, è saltato in aria per il niet del ministero della Funzione Pubblica, in mano a Renato Brunetta, che lo ha ritenuto incompatibile con le norme in vigore. Eppure Agenas è un’agenzia finanziariamente florida, coi conti a posto. Fonti sindacali ne quantificano il personale stabile in 130 dipendenti. Gli altri sono precari. La direzione di Agenas ha chiesto al ministero di avviare le procedure per allargare la pianta organica. E nel frattempo dei 70 licenziati, una quindicina sarebbero stati recuperati. “Senza un intervento normativo non è possibile per Agenas rinnovare i contratti”, dice il direttore generale Mantoan a ilfattoquotidiano.it. “Non abbiamo sufficiente dotazione organica, poi si devono fare i concorsi per la stabilizzazione”.

Nel frattempo, la direzione generale ha attivato esternalizzazioni dei servizi e nuovi contratti a tempo determinato. Tramite procedure che hanno riguardato anche Azienda Zero, la centrale regionale degli acquisti del Veneto. Mantoan è stato Dg della sanità in Veneto, circostanza che i sindacati hanno sottolineato nelle loro interlocuzioni, denunciando il sospetto di raccomandazioni. Mentre per i precari rimasti a spasso, l’ultima speranza è riuscire a far approvare un emendamento in sede di conversione parlamentare del decreto Sostegni. Sarebbe un gol in zona Cesarini.

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È ora che la politica torni coraggiosa e metta mano alle disuguaglianze nel mondo del lavoro

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