E’ ancora caos sui test sierologici somministrati ai docenti e non. Mentre i maestri e i professori di ruolo che hanno deciso volontariamente di farlo si stanno rivolgendo ai medici di base o alle Asl qualora i dottori non siano disponibili, gli insegnanti che saranno nominati nei prossimi giorni come supplenti si chiedono se potranno anche loro sottoporsi gratuitamente all’esame. Il ministero della Salute ha previsto di terminare la fase di screening entro una settimana dalla ripresa dell’attività didattica ovvero il 7 settembre. Entro quella data gli insegnanti supplenti che quest’anno sfioreranno le 250mila unità, non saranno ancora nominati. A questo punto si pone il problema di quando e come potranno eseguire l’esame. La circolare del 7 agosto scorso, emanata dal ministero della Salute, parla di “screening per il personale docente e non docente” nel suo complesso, senza alcuna distinzione tra insegnanti di ruolo e precari. Lo stesso documento prevede che “per il personale che prende servizio successivamente all’inizio dell’anno scolastico i test saranno effettuati prima della effettiva entrata in servizio”.

Quest’ultima indicazione fa presumere che si aprirà una fase 2 della campagna dei test sierologici che ad oggi non è ancora stata formalizzata. Se come si ipotizza le nomine di supplenza verranno fatte attorno all’8-9 settembre resterà solo una settimana scarsa per riaprire gli ambulatori medici o i distretti sanitari ai 250mila maestri e professori che prima di mettere piede in classe potranno fare il test.

“E’ chiaro – spiega Gianni Manuzio della Cisl – che nessuno va a fare un test prima di avere il contratto in mano. Il 7 settembre non avremo ancora i supplenti in cattedra pertanto il ministero della Salute dovrà riaprire i termini della campagna con una procedura dedicata a questi precari. Dovrebbe essere chiaro fin da ora che si andrà in questa direzione”. A rasserenare i supplenti ci pensa il segretario nazionale della Flc Cgil Francesco Sinopoli: “A luglio durante una riunione con il Cts ci hanno assicurato che avrebbero dato la possibilità anche a loro di sottoporsi gratuitamente ai test. A domanda precisa ci risposero in maniera determinata. A questo punto credo che rispetteranno l’impegno preso con le organizzazioni sindacali. Il problema sarà ancora una volta gestire la partita visti i problemi che si sono manifestati in questa fase dal momento che molti medici di famiglia non si son resi disponibili ad effettuare l’esame”.

Intanto continuano a verificarsi casi di insegnanti costretti a fare il test pagando di tasca propria. A Palermo molti docenti hanno sborsato dalle 19 alle 35 euro arrivando in alcuni casi anche a 50 euro, per poter andare a scuola con la coscienza apposto. Il tutto a causa dei ritardi dell’Azienda sanitaria nel rispondere alle prenotazioni degli interessati. Un problema che si è registrato anche a Pescara dove i professori sono rimasti spesso senza risposta.

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