Una mozione per un museo sul fascismo a Roma. Il consiglio comunale era già stato chiamato a votare la proposta della consigliera M5s Gemma Guerrini, ma prima che accadesse è arrivato lo stop della sindaca Virginia Raggi: “Roma è una città antifascista, nessun fraintendimento in merito”. Così ha spento sul nascere la polemica sull’apertura di un museo “storico-didattico” a cui si voleva dare “valore catartico al pari delle altre consimili realtà museali già presenti in altri paesi europei“, si legge sul testo della mozione, portando la stessa promotrice, in giornata, a ritirare il testo della proposta. Un’idea che, sin da subito, non è piaciuta né al Partito democratico della capitale né alle associazioni di partigiani ed ex detenuti nei campi di concentramento, intervenuti per chiedere il ritiro della mozione: “Non si prevede esplicitamente un museo sui crimini del fascismo, sull’esempio di quanto realizzato in Germania, ma semplicemente sul fascismo”, ha spiegato l’Anpi. “Immaginiamo – ha aggiunto – quanti non vedano l’ora di poter dimostrare che il fascismo ha fatto anche cose buone“.

Nella premessa della proposta si legge che l’idea di un museo nasce per rispondere alla “necessità di contrastare il negazionismo e l’ignoranza ancora diffusa sui fatti accaduti nella prima metà del Novecento in Italia durante il regime fascista” e solo dopo aver constatato il fatto che “i neofascisti in cerca di visibilità, che anche recentemente con la loro vergognosa violenza hanno offeso Roma, i suoi cittadini, le forze dell’ordine e la libera stampa, pur rappresentando solo se stessi sono purtroppo portatori di un virus che va contrastato con mezzi potenti e adeguati“.

Le associazioni di partigiani ed ex deportati hanno risposto con un documento pubblicato stamane e firmato dalla sezione provinciale di Roma dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e da numerose altre sigle: “Dopo aver letto la mozione siamo allarmati“, hanno scritto, in quanto nella mozione “non si prevede esplicitamente un museo sui crimini del fascismo, sull’esempio di quanto realizzato in Germania, ma semplicemente sul fascismo. Immaginiamo quanti non vedano l’ora di poter dimostrare che il fascismo ha fatto anche cose buone“, hanno quindi aggiunto le associazioni, preoccupate di come stanno volgendo le cose in Italia, secondo cui “non ci si vergogna più di citare Mussolini e dove il fascismo si esprime addirittura formando partiti che esplicitamente ad esso fanno riferimento e che tardano ad essere sciolti“. Con l’insicurezza, infine, sulla futura gestione del governo capitolino, “sui cui valori antifascisti nulla possiamo oggi prevedere”, le sigle hanno quindi preferito manifestare “la più viva contrarietà all’approvazione di simile mozione”, invitando i proponenti a ritirarla.

Una richiesta di ritiro che è stata pubblicizzata anche del Partito democratico, da esponenti come la senatrice Monica Cirinnà, Graziano Delrio, o dalla consigliera regionale Michela Di Biase, che ha scritto: “La mozione presentata dalla consigliera Gemma Guerrini ci mette di fronte a un bivio: o non si conosce la storia o non si conosce l’italiano. Le ricordiamo che Roma è medaglia d’oro alla resistenza e non ha bisogno di un museo ‘sul’ fascismo ma di sostenere i luoghi dell’antifascismo e tutte le iniziative culturali e istituzionali che rafforzano questa cultura”.

“Ho ricevuto critiche da tutte le parti, e ho deciso di ritirare la mozione perché non voglio assolutamente entrare nella polemica mediatica” ha commentato la promotrice della mozione, la consigliera del M5s Gemma Guerrini. “Ma ho notato questa alzata di scudi bipartisan con molta preoccupazione, perché questo mi fa pensare che il Paese abbia ancora paura della verità” ha aggiunto. “La mozione finisce qui”, concluse Guerrini, che lancia una frecciatina in risposta all’Anpi: “Se devo scrivere un saggio sul fascismo non lo intitolo ‘saggio sull’antifascismo’. È la verità documentale che dà le risposte, non scrivo con l’idea pregiudiziale, sono una storica e la verità documentale è quella che conta”.

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