Una vasta attività di ricerca su scala globale, condotta dallo SCICO della Guardia di Finanza di Roma e dal GICO della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in collaborazione con la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha portato all’arresto di sei latitanti in tre diversi paesi. L’operazione si era conclusa nel novembre 2019 con l’esecuzione di 45 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, detenzione illegale di armi, all’appello mancavano ancora alcuni dei personaggi coinvolti.

Le attività investigative, culminate con le ordinanze eseguite il il 29 novembre dello scorso anno, hanno permesso di sequestrare circa 400 chili di cocaina, 30 chili di hashish, 15 chili di marijuana, un fucile d’assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore e relative munizioni.

Nel dettaglio, le attività investigative hanno consentito di destrutturare completamente la cosca di ‘ndrangheta riconducibile ai Bellocco di Rosarno (RC) e le sue articolazioni extra regionali, traendo in arresto tutti i membri apicali della famiglia, appartenente al “mandamento tirrenico” e operante nella piana di Gioia Tauro, in Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia.

Il gruppo criminale, articolato su più livelli e dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, allo scopo di importare la cocaina, individuava in Sudamerica, in particolare in Argentina e Costa Rica, fonti di approvvigionamento di ingenti partite di quella sostanza stupefacente da inviare in Italia occultate, per il trasporto navale, in appositi borsoni all’interno di container.

Per tali finalità, uomini della cosca Bellocco si sono serviti di alcuni emissari che hanno effettuato diversi viaggi in Sud America, per visionare la merce e contrattare con i referenti in loco al fine di poter organizzare gli aspetti logistici dell’importazione, anche grazie alla complicità e alla collaborazione di alcuni colletti bianchi.

La ricerca dei latitanti è proseguita in questi mesi e ha portato al coordinamento dell’esecuzione degli arresti in contemporanea di 4 latitanti in Argentina e Albania alle 19 di martedì (ora italiana) più un quinto arrestato ieri notte alle 2.30 (ora italiana) in Costa Rica. In argentina sono stati arrestati Ferdinando Saragò, Giovanni Di Pietro e Fabio Pompetti. Il primo corriere e uomo di fiducia della ‘Ndrangheta che faceva la spola tra il Sudamerica e la Calabria: a lui si rivolgevano le cosche per le varie necessità operative e per il trasporto di documenti segreti. Il secondo, Di Pietro alias Massimo Pertini, residente a Buenos Aires, costituiva il front office fra le cosche italiane e i fornitori sudamericani di droga, occupandosi anche direttamente dell’esportazione delle sostanze stupefacenti. Aveva partecipato, nel 1978, al rapimento ad Acireale di Franz Trovato, figlio di un industriale locale, terminato poi con la tragica uccisione del ragazzo dopo ventuno giorni di prigionia a bastonate e con quattro colpi di pistola mentre tentava di fuggire. Il terzo, Pompetti, era un interlocutore privilegiato di alcuni esponenti di spicco arrestati a novembre, perché problem solving man: grazie alla sua rete di relazioni in loco e alle sue indicazioni venivano aggirati i sistemi antiriciclaggio e venivano elusi i controlli doganali. Per anni è stato il portavoce dei fornitori sudamericani nei confronti della ‘ndrangheta.

In Costa Rica è stato arrestato Franco D’Agapiti, compropietario dell’Hotel Casino Amapola di San Josè de Costa Rica che si era stabilito nel paese sudamericano e fungeva da punto di riferimento per gli esponenti della cosca. Il suo ruolo era quello di agevolare l’ingresso di cocaina in Italia, mettendo a frutto da oltreoceano la fitta rete di contatti e conoscenze e offrendo ospitalità e appoggio logistico agli ‘ndranghetisti, grazie alla disponibilità della struttura alberghiera di sua proprietà.

In Albania, invece sono stati arrestati Bujar Sejdinaj, detto “lo zio”, avamposto della ‘Ndrangheta in quell’area balcanica, e in particolare della ‘Ndrina “Bellocco”. Secondo l’accusa avrebbe partecipato insieme ad altri all’organizzazione dell’acquisto in Spagna di circa 20 chili di cocaina. Lo scorso 26 maggio, sempre in Albania, era stato arrestato Adrian Cekini.

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