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Bonafede in Antimafia: “I boss ai domiciliari per rischio Covid sono 256. Pressioni da Napolitano su capo Dap? Escludo totalmente”

Chiamato a rispondere alle domande sull'emergenza carceri e sul caos che ha interessato il Dipartimento amministrazione penitenziaria, il ministro ha ascoltato per circa un'ora le domande dei commissari. La seduta, però, è stata poi rinviata a causa del Cdm. Il guardasigilli ha poi citato la relazione approvata della commissione antimafia sull'articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario. "E' un punto di partenza per l’attività di carattere legislativo" Si tratta in pratica della richiesta contenuta dalla raccolta firme promossa dal Fatto Quotidiano e dal fattoquotidiano.it dopo la sentenza della Consulta che dichiarato incostizionale l'ergastolo ostativo
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I detenuti al 41bis e in Alta sicurezza ai quali sono stati concessi i domiciliari citando l’emergenza coronavirus sono 256. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in audizione davanti alla commissione Antimafia. “Il primo numero fornito indicava 497 detenuti scarcerati. Poi il Dap, dopo un’attento e approfondito esame su ogni provvedimento, ha potuto verificare che il numero di detenuti effettivamente scarcerati per motivazioni legate in tutto o in parte al rischio determinato dal Covid 19 è di 256″, ha spiegato il guardasigilli.

Chiamato a rispondere alle domande sull’emergenza carceri e sul caos che ha interessato il Dipartimento amministrazione penitenziaria, il ministro ha ascoltato per circa un’ora le domande dei commissari. La seduta, però, è stata poi rinviata a data da destinarsi visto che Bonafede era atteso in Consiglio dei ministri. Il guardasigilli ha fatto in tempo a rispondere alla domanda del leghista Gianluca Cantalamessa che ha evocato pressioni di Giorgio Napolitano per l’ormai nota nomina di Francesco Basentini al Dap nel giugno del 2018. “Escludo qualsiasi tipo di pressione, immaginiamo quella dell’ex presidente Napolitano“, ha il ministro.

Bonafede ha poi citato la relazione approvata della commissione antimafia sull’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario. “E’ un punto di partenza per l’attività di carattere legislativo, sulla quale auspico una convergenza trasversale tra le forze parlamentari e garantisco la massima disponibilità del ministero”. Si tratta in pratica dell’intervento legislativo chiesto dalla raccolta firme promossa dal Fatto Quotidiano e dal fattoquotidiano.it dopo la sentenza della Consulta sull’ergastolo ostativo. “Forse un elemento normativo in più può arrivare dal nuovo decreto che ha previsto il coinvolgimento della Dna e delle Dda nelle scarcerazioni per motivi di salute – ha sottolineato il ministro – che potrebbe essere uno schema da replicare nel nuovo assetto. E’ una sperimentazione che può offrire elementi concreti utili per il lavoro parlamentare”.

Nell’ottobre del 2019, infatti, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’articolo 4 bis comma 1 dell’Ordinamento penitenziario “nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo”. Si è di fatto creato un vulnus sanabile solo con l’intervento del legislatore che approvi una nuova norma che stabilisca parametri e principi fissi da seguire per concedere o negare i permessi agli ergastolani “ostativi”.

Tra le domande lasciate in sospeso da Bonafede, quelle – soprattutto dal fronte leghista – sui motivi per cui ci sono state non solo le dimissioni di Basentini, ma anche quelle del suo capo di gabinetto Fulvio Baldi, e del capo degli ispettori del ministero Nocera. Alcuni sono tornati sulla querelle con l’ex pm antimafia Nino Di Matteo, e hanno chiesto a Bonafede di spiegare perchè non lo ha voluto a capo del Dap. Ancora clima acceso sulle scarcerazioni dei mafiosi per il rischio Covid. Con Bonafede, nell’audizione con mascherine per tutti, c’erano Dino Petralia e il suo vice Roberto Tartaglia.

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