La città di Indore – 1,6 milioni di abitanti nello stato del Madhya Pradesh in India – è diventata famosa per aver realizzato un semplice impianto per la gestione di rifiuti organici, finanziato attraverso un partenariato pubblico-privato. L’impianto genera 800 kg di biogas al giorno, sufficienti ad alimentare 15 autobus locali. Si stanno ora pianificando altri tre impianti di biogas per l’alimentazione di 100 autobus urbani, nell’ambito di una strategia che ha portato la città di Indore a fregiarsi del titolo di città più pulita dell’India, risultato raggiunto in pochissimi anni (nel 2014 era al 149esimo posto).

Elemento centrale di questa strategia è il pieno coinvolgimento dei cittadini e l’introduzione del sistema di raccolta porta a porta. La vendita del biogas, così come quella della plastica riciclata, fornisce un flusso di entrate tale da coprire i costi dell’intera gestione dei rifiuti solidi della città.

Da noi, il Consorzio italiano biogas (Cib) rileva come l’Italia possa diventare leader nel mondo, contribuendo alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla decarbonizzazione del settore dei trasporti. Quanto accaduto di recente a Marsiglia, ove a causa di scioperi portuali non è stato possibile un costante approvvigionamento per i circa 2.500 mezzi della flotta circolante nel nostro Paese con gas naturale liquefatto (gnl), è emblematico di come potrebbe evolvere, in peggio, la situazione. Dei 58 distributori di gnl presenti in Italia, solo alcuni hanno potuto assicurare una regolare distribuzione, a fronte di una richiesta di approvvigionamento complessiva che si aggira intorno alle 100 mila tonnellate all’anno.

Ad oggi, l’86% delle merci viaggia su gomma e i trasporti rappresentano circa il 24% delle emissioni complessive. In Italia, il parco circolante è tra i più vecchi d’Europa, e un completo rinnovamento del solo parco dei veicoli industriali su gomma potrebbe ridurre di 58 milioni di tonnellate la CO2 emessa.

Nel settore dei trasporti, va trovata un’adeguata sintesi tra un massiccio ricorso al ferro e al mare (in particolare per la logistica delle merci fino all’ultimo miglio, ove poi il biometano potrebbe efficacemente contribuire ad alleggerire l’impronta carbonica) e un altrettanto massiccio spostamento della mobilità, soprattutto urbana, dal mezzo individuale a quello collettivo/pubblico che dovrebbe essere convertito tutto su elettrico e biometano.

Il biogas e il biometano possono quindi svolgere un ruolo importante e le aziende del Cib hanno in progetto la costruzione di 20 nuovi impianti di liquefazione del biometano, alcuni già autorizzati e altri in via di autorizzazione. Se costruiti a dovere e con la sostenibilità quale punto di riferimento principale, questi impianti produrranno gas rinnovabile liquido usando sottoprodotti agricoli, reflui zootecnici e colture di secondo raccolto.

A breve entrerà in funzione il primo di tali impianti, senz’altro un buon auspicio per diffondere sempre più il modello di un’economia circolare che porterà, nel giro di pochi anni, ad offrire un’alternativa all’importazione di fonti fossili dall’estero, per di più sostenibile dal punto di vista ambientale.

Con una capacità produttiva da 3 a 20 tonnellate al giorno per ognuno di questi nuovi impianti, si potrà rendere l’Italia il paese leader al mondo. E’ un piccolo, ma significativo passo in avanti verso un mix energetico rinnovabile e 100% made in Italy, che mette anche in evidenza il ruolo strategico che il settore agricolo può giocare nel non facile compito di decarbonizzare il settore dei trasporti.

La valorizzazione del biogas è stata riconosciuta nella legge di bilancio 2020, ove è stato inserito un nuovo sistema di supporto per gli impianti di biogas collegato all’utilizzo di almeno il 40% in peso di effluenti zootecnici e alla riconversione della produzione giornaliera secondo un nuovo regime programmabile. Inoltre, le nuove misure per l’utilizzazione del digestato nelle pratiche agricole, riconosciuto come fertilizzante naturale, permetterà di ridurre il ricorso ai concimi chimici.

E’ un segnale importante della politica verso un settore che negli ultimi 15 anni ha investito oltre 4 miliardi di euro e generato 12 mila posti di lavoro e che avrà un ruolo cruciale non solo nella decarbonizzazione del settore dei trasporti, ma anche nella ricarbonizzazione dei suoli, dando un contributo significativo alla lotta ai cambiamenti climatici, contrastando la riduzione del tasso di erosione e di perdita di suolo.

Successivamente, si potrà vedere il biometano anche quale elemento strategico in altri settori, quali quello dei consumi industriali, del residenziale e della produzione di elettricità. Il Cib stima che nel 2030 il 12% dei consumi annui di gas (8 miliardi di metri cubi su un totale di 70) saranno coperti dal biometano e proprio in vista di questo incremento, che si auspica possa essere ancor più poderoso per contribuire maggiormente all’obiettivo di completa decarbonizzazione assunto dall’Italia per il 2050, risulta importante un serio tracciamento della filiera, con particolare riguardo alla gestione delle matrici relative alla materia prima.

Cogliamo l’occasione, in questo periodo di crisi innescato dal Covid-19, per ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo e le fonti energetiche che ne sono alla base. E’ impensabile, o folle, ritenere che finita l’emergenza si torni ad agire come fatto fino ad ora. Il biogas e il biometano possono fare la loro parte.

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