Si svolgerà il prossimo 18 gennaio a Catanzaro la manifestazione nazionale #iostoconGratteri che sembra coinvolgere, almeno a vedere i numeri sui social, tantissime persone, “da Aosta alla Sicilia”. La manifestazione arriva dopo l’inchiesta Rinascita Scott e i tentativi di delegittimazione del magistrato che ha coordinato le indagini, utilizzando la stessa tecnica che la mafia mise in campo con il giudice Falcone qualche mese prima della strage di Capaci. Non voglio entrare nel merito delle polemiche degli ultimi giorni e nemmeno fare la conta delle misure cautelari revocate. Perché se è vero che alcuni arresti sono sembrati abnormi è anche vero che la revoca di una misura cautelare non equivale alla redenzione dell’indagato, che dovrà comunque affrontare un regolare processo e dimostrare se è innocente o meno.

L’operazione Rinascita Scott, al di là delle proporzioni dettate dal numero degli arrestati (oltre 300) a mio avviso va letta e riletta attentamente per capire cosa è diventata oggi la mafia e anche per consentire a chiunque voglia effettivamente “stare con Gratteri” di conoscere il fenomeno e non alimentarlo. Perché diciamocelo chiaramente, quanti di noi sono veramente con Gratteri? Basta condividere un post su Facebook, partecipare a qualche convegno sulla legalità oppure sfilare sotto la Procura di Catanzaro per stare con Gratteri?

“Prima di combattere la mafia – diceva Rita Atria – devi farti un auto esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel tuo giro di amici”.

Gratteri ci spiega senza troppi giri di parole che la mafia, la ‘ndrangheta in particolare, è diventata una emergenza nazionale e spesso a sostenerla sono i cosiddetti “invisibili”. Gratteri ci dice che non è più la mafia a rivolgersi alla politica ma è proprio la politica che va dai mafiosi in cerca di voti, di potere e di prestigio. Gratteri ci mostra che la mafia, attraverso la massoneria deviata, si annida nelle istituzioni pubbliche, in quella zona grigia fatta da colletti bianchi, professionisti, servitori dello Stato, persone apparentemente perbene.

Ebbene, quando cerchiamo aiuto agli amici o amici degli amici per sistemare un figlio, un parente, una persona incapace con l’unica qualità di essere a noi vicina, stiamo con Gratteri o con la mafia? Quando accettiamo di chiudere un occhio di fronte a un fatto di corruzione, siamo con la mafia o con Gratteri? Quando utilizziamo il nostro ruolo pubblico – istituzionale, non per il bene della collettività ma per trarne un profitto personale, siamo con Gratteri o siamo con la mafia? Quando ci facciamo aiutare per “vincere” un concorso pubblico e ci rivolgiamo al politico amico, con chi stiamo? Quando, semplicemente, facciamo finta di non sapere che il nostro amico ha ottenuto favori e denaro immeritatamente, perché legato a qualche giro strano, e comunque anche noi, se possibile, gli facciamo un favore perché è meglio “tenerselo caro, che ci può essere utile”, con chi stiamo? Quando mortifichiamo le eccellenze, il merito, quando favoriamo un amico degli amici anziché una persona talentuosa ma che non “appartiene” a nessuno, esattamente, con chi siamo?

Quando accettiamo un caffè al bar da un mafioso, per paura o per connivenza, stiamo accettando un caffè dalla mafia. Perché la mafia, ci dice Gratteri, non un fenomeno astratto, lontano da noi. È fra di noi. È entrata nelle istituzioni pubbliche. È diventata sistema. L’unico antidoto è la conoscenza e la rinuncia a coltivare il nostro piccolo orticello, per un bene più grande, quello collettivo e per il futuro dei nostri figli che meritano di vivere in una società giusta, dove la bellezza prevale sull’arroganza.

Non sono una fan delle manifestazioni e di questi fenomeni di piazza degli ultimi tempi. Non mi piacciono i tifi da stadio pro o contro. Sarà il tempo a dirci se l’operazione di Gratteri può essere paragonata al maxiprocesso di Palermo. Intanto possiamo comprendere cos’è la mafia, e come, per parafrasare Sciascia, ha risalito “la linea della Palma”, dal Sud, al Centro, al Nord. Per combatterla il primo passo è cominciare a fare la propria parte, senza troppe parole. Perché se non lo faremo saremo complici, altro che #IostoconGratteri. Lo Stato deve fare la sua parte e sostenere il magistrato. E la Calabria ha una prima, imminente, occasione per ribellarsi: prossime elezioni regionali.

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