Sopravvissuti al naufragio del 23 novembre, adesso abbandonati nell’hotspot di Lampedusa che va a pezzi. Bagni paludosi con sanitari arrugginiti, materassi spogli in stanze piene di calcinacci e agli angoli i resti delle coperte termiche della notte dei soccorsi. “È una condizione disumana, c’è una convivenza promiscua con bimbi che dormono con uomini e donne, in una struttura in cui dovrebbero restare il minor tempo possibile”, dicono gli operatori dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) che hanno veicolato alcuni filmati che mostrano lo stato di incuria nella struttura dovuta al sovraffollamento e alla mancanza di manutenzione.

Da mesi vanno avanti i lavori di ristrutturazione e la capienza è ridotta a 96 persone, nonostante ci siano stati picchi di 250 presenze. Adesso, dopo alcuni trasferimenti, all’interno sono circa 150. “Riferiscono di non avere neppure le lenzuola – dicono gli operatori -, solo coperte leggerissime e le condizioni igieniche dei locali sono pessime“. Entrare all’interno è praticamente impossibile e anche ai migranti “gli viene chiaramente risposto che l’uscita non è possibile ponendo in essere di fatto una privazione della libertà personale”, aggiungono dall’Asgi – nell’ambito del progetto In Limine – stanno analizzando il sistema degli hotspot, attraverso le testimonianze dei migranti transitati. “Abbiamo ritenuto fondamentale interpellare le autorità competenti – concludono gli operatori dell’Asgi – inviando segnalazioni all’Azienda sanitaria provinciale e alla Prefettura di Agrigento, affinché prendano tutte le misure necessarie”. Ma ancora nessuna risposta.

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