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Amazzonia in fiamme, Macron: “Paesi G7 uniti per aiutare i paesi colpiti”. I preti brasiliani contro Bolsonaro: “Basta deliri”

Il presidente francese da Biarritz, dove è in corso il vertice, ha dichiarato che tra i partecipanti al summit c'è "una vera convergenza" sugli aiuti a chi è stato colpito dal disastro ambientale. Interviene anche Papa Francesco: "Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta". Ma l'attacco politico arriva dalla Cei brasiliana
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Tutti i leader del G7 sono d’accordo per “aiutare al più presto i paesi colpiti” dagli incendi in Amazzonia. Emmanuel Macron dal summit di Biarritz annuncia l’accordo, sottolineando che “c’è una vera convergenza” per fare fronte ai roghi che nelle ultime settimane stanno devastando la foresta più grande del mondo, dove circa 44mila soldati sono a disposizione per spegnere le fiamme. Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che prima aveva accusato agricoltori e ong del disastro, aveva avvertito la comunità internazionale affinché il disastro non venisse strumentalizzato per imporre sanzioni commerciali. E su quanto sta accadendo in Brasile è intervenuto anche Papa Francesco: “Siamo tutti preoccupati per i vasti incendi che si sono sviluppati in Amazzonia. Preghiamo – ha detto – perché, con l’impegno di tutti, siano domati al più presto. Quel polmone di foreste è vitale per il nostro pianeta”.

Ma l’intervento più politico è stato quello dei vescovi brasiliani, che il 24 agosto sono hanno lanciato un appello ufficiale. “È urgente che i governi dei Paesi amazzonici, specialmente il Brasile, adottino provvedimenti seri per salvare una regione determinante per l’equilibrio ecologico del pianeta, l’Amazzonia appunto”. Nel testo c’è anche un richiamo al presidente Bolsonaro affinché non si lasci andare a “deliri e debacle nei giudizi e nei discorsi”. “Alzare la voce per l’Amazzonia – hanno osservato vescovi brasiliani – è diventato ormai indispensabile, in opposizione a intenzioni e scelte sbagliate. La gravità della tragedia degli incendi e altre situazioni caratterizzate da irrazionalità e avidità, con grandi impatti locali e planetari, richiedono che la voce sia alzata, in modo costruttivo, sensibilizzando e correggendo le direzioni prese. È tempo di parlare, scegliere e agire con equilibrio e responsabilità, in modo che tutti possano assumere la nobile missione di proteggere l’Amazzonia, rispettando l’ambiente, i popoli tradizionali, gli indigeni, di cui siamo fratelli. Se non si prenderà questo impegno, tutti subiranno perdite irreparabili”.

La Cei brasiliana si è inoltre associata alla catena via Facebook lanciata da padre Luis Miguel della Caritas di El Salvador, anche lui fortemente critico nei confronti del presidente. Nel testo diffuso sui social, anche il sacerdote critica l’atteggiamento del governo. Senza menzionale direttamente il presidente brasiliano Bolsonaro, padre Miguel, punta il dito contro l’insensibilità della politica nazionale, già criticata da esperti, ong e popolazioni indigene, perché antepone gli interessi economici a quelli umani. Oltre a un aumento, secondo Greenpeace, degli incendi nell’area del 148% dall’inizio del 2019, a contribuire al deterioramento della Foresta Amazzonica c’è anche la deforestazione, autorizzata dal governo in nome del profitto legato sfruttamento minerario in zone protette.

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