Il governatore del Veneto dice di sentirsi preso in giro. Quello della Lombardia che non intende firmare la riforma. È scontro tra il premier Giuseppe Conte, Luca Zaia e Attilio Fontana sull’Autonomia regionale. Il presidente del consiglio ha convocato una conferenza stampa in giornata per dire che “rispetto alle richieste avanzate dalle Regioni ne abbiamo accolto alcune e non altre. Uno snodo molto critico è quello sull’istruzione”. Secondo il presidente del consiglio lo scoglio è stato superando sposando la linea del Movimento 5 stelle:  il sistema istruzione resta unitario. “Il modello della scuola è fondamentale, non può essere frammentato” perché su questo modello “si radica la formazione dei bambini, la nostra identità. È chiaro che non possiamo pensare che l’autonomia significhi frammentare questo modello”.

Parole che non piaccono alla Lega. “Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell’esito del vertice di oggi sull’Autonomia. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l’intesa”, dice Attilio Fontana, presidente leghista della Lombardia. Da Est, l’altro governatore del Carroccio, Zaia, è d’accordo: “Sono trascorsi 636 giorni dal referendum più di un anno dalla formazione di questo governo, ricordo che non c’è neppure l’alibi di dire che le Regioni non abbiano fatto il lavoro che spettava loro. Di fronte a tutto questo non posso non affermare che questa è una autentica presa in giro e che Conte non può prestarsi a procrastinare ancora. Siamo stanchi anche di sentire dire a Conte che lui sarà il garante dell’unità nazionale, un refrain ormai stucchevole”. 

Anche la ministra leghista delle Regioni, Erika Stefani, è contrariata. “L’autonomia funziona se c’è quella finanziaria. Non accetteremo nessun compromesso”, dice. E infatti lo stesso Zaia ipotizza un futuro tutt’altro che rosee per il governo, dopo gli attacchi di Salvini ai 5 stelle: “Non credo che all’interno del Consiglio dei Ministri siano tutti d’accordo su quello che si sta decidendo, per cui non comprendo tutti questi festeggiamenti che qualcuno sta facendo. Ritengo che i grillini abbiano venduto la pelle dell’orso prima di averlo catturato“. Il Presidente del Consiglio può dire quello che vuole, parla dell’attività del Consiglio dei Ministri ma di certo non delle nostre volontà. In questo momento sta tentando di fare una bozza da proporci per il contratto da firmare. Diremo noi se ci va bene o no”.

L’oggetto conteso è l’istruzione. Per Conte un “punto di equilibrio” riguarda il personale della scuola escluso dalla regionalizzazione, il sistema di istruzione che rimane unitario e nessun trasferimento di risorse dallo stato alle regioni con riferimento all’istruzione.  “Dopo mesi abbiamo garantito l’unità del sistema di istruzione: non abbiamo ceduto cose che avrebbero potuto compromettere l’unità del Paese” dice il sottosegretario M5s all’Istruzione Salvatore Giuliano fuori da Palazzo Chigi. “L’articolo 12 è stato soppresso: è una vittoria dei 5 stelle e da uomo di scuola ritengo di poter dire che è una vittoria della scuola italiana”, aggiunge. “Non ci saranno concorsi regionali, assolutamente no. Sono state prerogative che già aveva la regione”. 

“In attesa di poter conoscere più direttamente i testi su cui si sta discutendo, non c’è dubbio che se si confermassero le voci di un’esclusione della scuola dai progetti di regionalizzazione sarebbe per noi un fatto molto positivo, a coronamento di un’azione che la Cisl Scuola sta conducendo da mesi, insieme agli altri sindacati e a un arco vastissimo di associazioni professionali e culturali, per l’unitarietà del sistema d’istruzione – dichiara Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl – Se così fosse verrebbero rispettati gli impegni assunti nell’intesa di Palazzo Chigi del 24 aprile, un’intesa che è frutto anche di una positiva interlocuzione col Miur e col ministro Bussetti. Fatta salva l’unitarietà del sistema, delle procedure di reclutamento e della disciplina contrattuale affidata al contratto nazionale, è senz’altro possibile affrontare il tema della continuità di servizio dei docenti, su cui del resto già i contratti sulla mobilità prevedono vincoli e incentivi alla permanenza sulla stessa sede. Il confronto tra le parti si è sempre rivelato su questi temi la modalità più giusta e più efficace. Attendiamo ora di vedere le carte per una valutazione più compiuta”. Sul settore scuola nei giorni scorsi c’era stato un botta e riposta tra i vicepremier. Per il M5s: “Un bambino non sceglie in quale regione nascere”, mentre la Lega avrebbe proposto di “alzare gli stipendi al nord e abbassarli al centro-sud”. 

Zaia ribadisce inoltre che “se sono davvero convinti che tutto quel che facciamo è contro l’unità del Paese, vadano in Parlamento e modifichino la Costituzione. Siamo in un Paese in cui per alcuni applicare l’articolo 116 terzo comma della Carta costituzionale, la legge fondamentale dello Stato, significa minare le basi della Repubblica. È allucinante! Non siamo più disposti ad aspettare, vediamo dichiarazioni che non c’entrano nulla con l’intesa sull’autonomia. A nome dei 2 milioni 328 mila veneti che hanno votato per il si all’autonomia dico che siamo stanchi, stanchissimi. La misura è colma”. “Ho dei dubbi sul fatto che all’interno del Consiglio dei ministri siano tutti d’accordo su quello che si sta decidendo, per cui non comprendo tutti questi festeggiamenti che qualcuno sta facendo.  Il presidente del Consiglio può dire quello che vuole, parla dell’attività del Consiglio dei ministri ma di certo non delle nostre volontà. In questo momento sta tentando di fare una bozza da proporci per il contratto da firmare. Diremo noi se ci va bene o no”. 

 

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