Enzo Moavero Milanesi mette in chiaro la posizione del ministero degli Esteri: la Libia non è un porto sicuro. “La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono – ha detto il capo della diplomazia italiana rispondendo ad una domanda in un punto stampa alla Farnesina con l’inviato Onu Ghassan Salamé – Non siamo noi a dirlo. So che da questo nascono varie precisazioni di carattere mediatico su convergenze di posizioni o meno, ma è un dato di fatto del diritto internazionale”.

Quanto all’attività della Guardia costiera libica, Moavero ha affermato che “la Libia ha diritto a vigilare su ciò che accade nelle proprie acque territoriali e di intervenirvi, come ogni Stato sovrano”, ha proseguito il ministro. “Dunque, gli interventi della Guardia costiera libica vanno collegati all’esercizio di questo diritto-dovere. Bisogna, inoltre, ricordare che le missioni di addestramento della Guardia costiera libica vengono effettuate anche nell’ambito di missioni dell’Unione Europea“, ha aggiunto.

Il Partito democratico parte all’attacco: “Il ministro degli Esteri Moavero ha spiegato bene e con chiarezza che la Libia non è un porto sicuro, è un dato di fatto – commenta il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd nella Commissione Esteri – Dovrebbe spiegarlo bene al suo collega Salvini, che vorrebbe rispedire in Libia tutte le persone migranti che dalla Libia affrontano viaggi della speranza verso l’Europa”.

“Il ministro Moavero non dice nulla di nuovo – fa eco Lia Quartapelle, capogruppo dem in commissione Esteri della Camera – ma conferma soltanto quanto sostenuto dall’Onu e dall’Ue: la Libia non è un porto sicuro. Il ministro Salvini però non lo sa o finge di non saperlo. Chi scappa dalla Libia deve essere accolto“. “Se in tutto questo ci fosse una logica, Moavero dovrebbe ora anche chiedere al ministro dell’Interno l’immediato sbarco a Lampedusa dei naufraghi partiti dalla Libia e raccolti in mare dalla nave Sea Watch. Ma una logica in questo governo non c’è”, afferma Ivan Scalfarotto, membro della commissione Esteri della Camera del Pd. Il quale ha convocato per la prossima settimana i suoi gruppi parlamentari per discutere delle missioni internazionali e degli accordi stretti con Tripoli nel 2017 per fermare i migranti diretti verso l’Italia.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Sinistra Italiana: “Parole importanti, tuttavia invece di dirle ai giornalisti approfitti del prossimo consiglio dei ministri e lo ripeta a voce alta, magari lentamente, ai ministri Salvini e Toninelli”, il commento di Nicola Fratoianni, che è a bordo della Sea Watch 3.

La situazione nel Paese nordafricano resta molto difficile. L’offensiva lanciata il 4 aprile dal comandante dell’Esercito nazionale libico guidato da Khalifa Haftar per prendere Tripoli si è fermata alle porte della capitale e la situazione ristagna da settimane. “Haftar resta uno dei protagonisti dello scenario libico, un interlocutore imprescindibile”, ha detto Moavero Milanesi. “Come governo italiano siamo convinti della necessità di un dialogo inclusivo con tutti i protagonisti”, ha chiarito il ministro. Nei giorni scorsi presentando il suo piano di pace Fayez Al Sarraj, capo del governo di unità nazionale appoggiato dall’Italia, aveva escluso il dialogo con il maresciallo responsabile dell’offensiva su Tripoli.

Sul terreno la presa di Gharian da parte delle forze fedeli al governo di Tripoli rappresenta “uno sviluppo notevole dopo undici settimane di stallo” del conflitto, ha commentato da parte sua Salamé: Gharian era stata la prima città ad essere conquistata dagli uomini di Haftar all’inizio di aprile. “Vedremo quale sarà la prossima mossa delle autorità, in ogni caso è una novità che va riconosciuta”, ha sottolineato Salamé.

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