Non arriverà oggi, come era invece originariamente previsto, ma la sentenza nel processo milanese che vede tra gli imputati il viceministro leghista dell’Economia Massimo Garavaglia accusato di turbativa d’asta, in qualità di ex assessore lombardo all’Economia, per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate. Per il politico del Carroccio il pm ha chiesto una condanna a 2 anni e con lui tra gli imputati figura anche l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, accusato di concussione, corruzione e turbativa d’asta e per il quale il pm ha chiesto 7 anni anni e 6 mesi.  I giudici della IV penale, infatti, che avevano fissato l’udienza di oggi per la conclusione delle repliche delle parti e per il verdetto hanno, invece, deciso dopo le repliche di ieri del pm Giovanni Polizzi di far proseguire quelle delle difese anche oggi e poi fissare, probabilmente solo domani, un’altra udienza per l’ultima replica di un difensore e per camera di consiglio e sentenza. L’inchiesta, nel 2015, fu fortemente criticata dall’allora segretario leghista, Matteo Salvini.

Nel processo milanese, davanti al collegio presieduto da Giulia Turri, gli imputati in totale sono 12 e otto sono le difese che hanno deciso di replicare dopo il pm e, dunque, per questioni di tempi i giudici hanno deciso che dovranno indicare un’altra udienza per l’ultima replica e per la camera di consiglio che non sarà breve. Nella requisitoria il pm aveva sostenuto che l’ex assessore lombardo leghista e ora viceministro Garavaglia, assieme all’ex assessore regionale alla Sanità ed ex vicepresidente della Regione Mantovani, avrebbe dato “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro, indetta nel 2014 “in forma aggregata” da tre Asl, per il servizio di trasporto di persone dializzate. 

L’input del “comportamento illecito di Giorgio Scivoletto“, ex dg della Asl Milano 1 (imputato, per lui sono stati chiesti due anni), che si attivò per “boicottare” la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, “risale – ha detto il pm – alla telefonata tra i due assessori” del 1 marzo 2014, “senza quell’input niente sarebbe avvenuto”. Nell’imputazione di turbativa d’asta, infatti, concorre, tra gli altri, anche Giovanni Tomasini (per lui chiesti 2 anni), presidente della Croce Azzurra Ticina Onlus, associazione che, come ha spiegato il pm, aveva deciso di non presentare offerte per aggiudicarsi quella gara perché “le tariffe per i servizi erano troppo basse“. Furono altre associazioni di volontariato, dunque, ad aggiudicarsi la gara ma, secondo l’accusa, l’esito del bando venne boicottato proprio perché Croce Azzurra, che aveva gestito fino a quel momento il servizio di trasporto dializzati, non aveva potuto partecipare alla gara.  

Per la difesa del viceministro, sostenuta dagli avvocati Jacopo e Gaja Pensa, Garavaglia segnalò semplicemente la questione della Croce Azzurra i cui volontari si erano personalmente rivolti a lui. A leghista, che è stato anche sindaco come del resto Mantovani, sono contestati un contatto telefonico, il 1 marzo 2014, in cui diceva all’allora assessore alla Sanità che la gara indetta metteva “fuori gioco la Croce azzurra, siccome i nostri comuni fa tutto la Croce Azzurra” e un sms del 16 marzo in cui il viceministro inoltra al collega un articolo de L’Espresso sull’argomento a cui l’interlocutore risponde: “Sto lavorando, martedì ne parliamo“.

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