La Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha notificato un invito a dedurre al viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia e altre tre persone per danno erariale in relazione alla “vendita sottoprezzo” e alla locazione di un immobile, Palazzo Beretta a Milano, ceduto da Ats Milano, ex azienda sanitaria Asl.

La contestazione riguarda l’esponente del Carroccio in relazione alla sua carica di assessore regionale lombardo all’Economia dal 2013 al 2018. Un danno quantificabile in un “valore compreso” tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e un danno da locazione per oltre 6 milioni. Secondo i pm contabili Garavaglia all’epoca aveva “assunto un ruolo propulsivo del procedimento contrattuale” sulla vendita da parte di Ats Milano di un palazzo “pressando per la conclusione della vendita” e svolgendo “per comportamenti di fatto la regia dell’intera operazione, nonostante la posizione di conflitto d’interesse discendente dal cumulo dell’ufficio di consigliere nel cda di Cassa Depositi e Prestiti“.  Secondo le toghe Garavaglia era intervenuto nell’operazione “pur essendo privo della competenza per materia”, dato che la competenza apparteneva “all’Assessore alla Salute”. La “vendita mista a locazione” del palazzo, secondo i magistrati, “è stata guidata secondo irrazionali logiche economiche di accelerazione dei modi e dei tempi della cessione, con la contestuale integrale omissione di tutti i principi e di tutti gli istituti posti a garanzia della buona e sana gestione finanziaria degli interessi della Ats Milano”. Interessi che “sono stati irreversibilmente pregiudicati dall’omessa utilizzazione degli schemi dell’evidenza pubblica e dall’inadeguatezza del procedimento di stima del valore immobiliare”.

Sul caso era stata aperta anche un’indagine penale che è stata archiviata. Il gip però nel provvedimento aveva sottolineato, come si legge nella nota della Corte dei conti, “l’evidenza di patologie contrattuali afferenti la complessiva diseconomicità dell’operazione negoziale e di successiva locazione dello stesso immobile da parte della medesima azienda sanitaria”. Proprio da questi presupposti è partita l’indagine contabile.

La Procura contabile, quindi, ha delegato le indagini al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, “mirate alla verifica delle dinamiche procedimentali seguite dalla pubblica amministrazione per la vendita dell’immobile di Corso Italia 19, ed alla individuazione di eventuali profili di diseconomicità e/o di irragionevolezza economica della cessione del bene, inerenti la stima del prezzo di alienazione ed i successivi contratti di locazione di immobili destinati all’allocazione degli uffici della Sanità metropolitana“. I pm hanno notificato l’invito a dedurre anche al vicedirettore generale pro-tempore di Infrastrutture Lombarde spa Guido Bonomelli, al “direttore generale pro-tempore dell’Asl Milano” e al “direttore generale pro-tempore al Welfare di Regione Lombardia”, Walter Bergamaschi e a Giacomo Locatelli, ex dg Asl Milano. Indagine nata, come spiegano i magistrati contabili, dopo la pubblicazione della notizia del Corriere della Sera del 10 agosto 2016 dal titolo “Lo strano caso del palazzo Asl ceduto a 25 milioni, comprato a 38”.

In sostanza, Palazzo Beretta, un palazzo storico di corso Italia a Milano, in zona Porta Romana, sede di Ats Milano, ex Asl, come ricostruito dai magistrati e dalle indagini della Gdf, è stato venduto a fine dicembre 2014 dalla stessa Ats a Cassa Depositi e Prestiti per 25 milioni di euro e la stessa Cassa Depositi e Prestiti lo ha poi rivenduto alla società ‘Beni Stabili’ a 38 milioni. Da qui il presunto danno erariale contestato dai pm sulla vendita per un ammontare fino a 13 milioni. Dopo la vendita, poi, Ats ha continuato a stare nell’immobile ma pagando l’affitto per un importo totale di oltre 6 milioni e da qui l’ulteriore danno erariale contestato. Gli inquirenti, infatti, contestano il fatto che una norma prevede che i beni pubblici possano essere sì messi in vendita ma solo quando l’ente abbia un altro posto dove trasferirsi, mentre in questo caso l’Ats è rimasta in quel palazzo ma pagando l’affitto. L’invito a dedurre è stato notificato, tra gli altri, anche a Garavaglia, che per un’altra vicenda, una presunta turbativa d’asta, è sotto processo a Milano assieme, tra gli altri, all’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, con la sentenza prevista per il 13 giugno. 

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