Superato di slancio l’ostacolo Rixi con le dimissioni immediate del sottosegretario condannato per peculato e scongiurata ogni ipotesi di crisi di governo, il vicepremier Matteo Salvini rilancia e passa all’incasso. Mettendo sul tavolo quattro priorità potenzialmente indigeste per gli alleati pentastellati, alle prese nel frattempo con il voto degli iscritti chiamati a confermare la fiducia al capo politico Luigi Di Maio: flat tax, spallata al Codice degli appalti, accelerazione sulla Tav e un condono per gli evasori con cui recuperare risorse per la manovra.

Primo punto la flat tax per imprese e famiglie con redditi lordi fino a 50 o 60mila euro, che “mi premurerò di portare nel prossimo Consiglio dei ministri”. La tassa piatta come noto è nel contratto di governo e Di Maio non è contrario, ma ha chiesto che sia accompagnata da “un principio di proporzionalità per fare in modo che il beneficio sia distribuito con criterio verso le famiglie e il ceto medio”. E allargarla fino a prevedere un costo di 30 miliardi per le casse pubbliche come anticipato dal leader del Carroccio pone evidenti problemi di sostenibilità.

Di qui – oltre all’idea di riassorbire il bonus renziano da 80 euro che vale quasi 10 miliardi l’anno – l’annuncio di una proroga della pace fiscale: “I termini verranno prorogati dalla fine di luglio perché contiamo di incassare alcune decine di miliardi di euro per liberare gli italiani dalla gabbia di Equitalia”. E l’ipotesi di far rientrare dalla finestra la dichiarazione integrativa speciale, leggi condono per gli evasori, inserita l’anno scorso nel decreto fiscale e poi cancellata per l’opposizione del M5s. Secondo l’Ansa la Lega è pronta a riproporre all’interno del suo pacchetto fiscale, magari anticipando la misura già nel decreto Crescita, la possibilità di fare emergere fino a 100mila euro e comunque non oltre il 30% di quanto già dichiarato pagando un forfait del 20%.

Segue lo sblocco dei cantieri: a Salvini ora non basta più il decreto varato in aprile e in queste ore in discussione al Senato e ha lanciato la proposta choc di “sospendere per due anni il Codice appalti” optando per “il rispetto della normativa europea vigente“, che in questo momento è la direttiva 2014/24/UE. Per essere applicabili negli Stati membri le direttive vanno però recepite con leggi nazionali, in questo caso appunto il nuovo Codice appalti entrato in vigore nel 2016.

“Mi auguro che che non ci siano preclusioni politiche né dalle opposizioni né dalla maggioranza a sbloccare i cantieri”, ha detto il leader del Carroccio, anticipando la presentazione di un emendamento ad hoc al decreto che deve essere convertito in legge entro il 17 giugno e già domani potrebbe arrivare l’ok del Senato. Sappiamo che il presidente del Consiglio e altri organismi stanno lavorando da mesi alla revisione del codice degli appalti: non vorremmo che ci si mettessero altri mesi o altri anni a rivedere uno strumento che sta complicando la vita a comuni, regioni e imprese”, ha commentato il ministro dell’Interno, ammettendo di non averne parlato ieri con Conte “perché la proposta mi è venuta dai senatori della Lega questa mattina”. “La norma ci viene chiesta da tutte le imprese italiane“, sostiene il vicepremier, aggiungendo che “come hanno fatto Germania e Gran Bretagna, al di sopra da ogni sospetto, in totale adesione all’europeismo che ci convince, si rispetterebbero le regole europee e non il codice degli appalti che sta complicando – conclude Salvini – e ingessando un intero Paese”.

E nel frattempo il Carroccio ha pure presentato un emendamento che cancella fino a fine 2020 qualsiasi soglia per il subappalto, eliminando nello specifico quella del 30% prevista dal Codice degli appalti, introdotto storicamente per contenere i rischi di infiltrazioni criminali. Il subappalto rientrerà quindi nella cornice normativa europea, più elastica rispetto alle regole imposte in Italia, e potrà essere totalmente libero salendo fino al 100% dell’opera, fatti salvi i vincoli per alcuni casi speciali come le opere ad alto contenuto tecnologico. “Il subappalto libero lo consente l’Europa, ma l’Italia non è il Lussemburgo, e neanche la Finlandia“, commenta su Twitter il senatore M5S e presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. “Il subappalto è il grimaldello preferito dalle mafie per entrare nei lavori pubblici. Lo dimostrano tante inchieste giudiziarie. Come si può proporlo?”.

La questione appalti è una delle più spinose all’interno del decreto. Già durante l’esame da parte delle commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato era infatti stato approvato un emendamento firmato dal Carroccio che riporta a 1 milione di euro – come era previsto nel Codice del 2016 poi modificato dall’ultima legge di Bilancio – la soglia sotto la quale è possibile affidare i lavori previa consultazione di un certo numero di aziende. Dopo la marcia indietro del governo di appena una settimana fa, ora arriva la proposta di Salvini di applicare la normativa europea per i prossimi due anni.

Infine la Tav: “Se, come pare la quota di partecipazione della Ue aumentasse fino al 55% dell’importo, portando altre centinaia di milioni di euro al governo italiano, sarebbe evidente che qualsiasi ulteriore analisi costi-benefici direbbe che è assolutamente utile, vantaggioso e doveroso completare questa opera, che ha avuto nel voto europeo e regionale il via libera di più dell’80% degli elettori piemontesi”, ha detto Salvini ai giornalisti. Ora si attendono le risposte degli alleati.

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