Vince il concorso del ministero dell’Interno ma non sarà assunta perché figlia di un boss in carcere da vent’anni e condannato a tre ergastoli per mafia. Questa la storia – raccontata da La Stampa  di Gisella Licata, 36 anni, laureata in Giurisprudenza e vincitrice di un concorso alla prefettura di Palermo. Sembrava che la donna aevsse trovato lavoro; era stata infatti anche convocata per “la sottoscrizione del contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato e la relativa assunzione in servizio”. Ma la sua assunzione è stata bloccata dal Viminale nei primi giorni di febbraio. A torto secondo il Tar del Lazio che ha sospeso la sospensione. La donna infatti non ha fatto nulla né le viene contestato nulla: “Che c’entro io con mio padre?”, ha infatti riferito.

Richiesti approfondimenti su “qualità morali”
I posti in palio nel concorso erano 250 ma poi la graduatoria è stata fatta scorrere e sono stati assunti tutti gli idonei. Anche Licata, che era in 414esima posizione, ha così superato le prove “per titoli ed esami di personale altamente qualificato, appartenente al profilo professionale di funzionario amministrativo”. La donna era destinata ad occuparsi di migranti ma due giorni prima della firma, il 2 febbraio, è venuta a sapere che non se ne sarebbe fatto nulla. La motivazione? Dalla questura di Agrigento, il 18 gennaio, era partita un’informativa che aveva fatto cambiare idea al ministero guidato da Matteo Salvini.

Il ricorso al Tar e la sospensione
La lettera sostiene che “si verrebbe a configurare una situazione inconciliabile rispetto all’immissione nei ruoli di questa amministrazione,nella quale vengono svolte funzioni di particolare delicatezza“. Così sono stati richiesti approfondimenti “in ordine al possesso delle qualità morali e di condotta incensurabile”.  Dunque “la procedura di assunzione è al momento sospesa”. L’avvocato della donna Girolamo Rubino ha fatto ricorso al Tar del Lazio per permettere alla donna di prendere servizio. E il ricorso è stato accolto sospendendo la sospensione. Tuttavia, dal momento che il rapporto di lavoro è già stato instaurato appare alta la probabilità che il tribunale si dichiari incompetente a favore del giudice del Lavoro, di Palermo o di Agrigento.

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