Non si parla d’altro in questi giorni, ormai. Dai telegiornali, che aprono invariabilmente con l’annuncio dell’ennesimo barcone in procinto di affondare (e correlate decine o centinaia di disperati a rischio di affogare) e con le interminabili puntate dei talk show che ovviamente seguono l’onda mediatica e consumano quotidianamente migliaia di minuti televisivi per coprire l’argomento di maggiore interesse.

Pur non avendo mai partecipato (per fortuna?) a questi show tele-mondani, frequentati anche da autentici professionisti dell’ipocrisia, li seguo con discreta frequentazione e noto l’impegno che mettono nel difendere da un lato quelli vorrebbero chiudere ermeticamente tutti i porti e quelli che al contrario vorrebbero accogliere in lacrime quei “coraggiosi” disperati. Non c’è via di mezzo, è la politica, fa parte del gioco.

Del gioco? Ma non stavamo parlando di persone? Persino di mamme e bambini che affogano nel “Mare Nostrum”. Già, ma su questi argomenti non è ammesso il pragmatismo (mentre sui morti in fabbrica di casa nostra e sui suicidi per motivi economici invece è perfettamente tollerato, anche se di solito i media nostrani preferiscono non parlarne, o al più dando qualche breve notizia in “coda” subito seguita dagli “imperdibili” avvenimenti del dio Pallone).

Non crocifiggetemi adesso per questo breve excursus contro l’ipocrisia, non è assolutamente un’assoluzione verso la mancanza di assistenza verso chi ne ha estremo bisogno, è solo un’analisi che vuole essere completa e non di parte come al solito. È necessario perciò arrivare subito a una precisa distinzione tra il semplice emigrante (chi decide per sua scelta di tentare la fortuna altrove) e il profugo (chi cerca di sottrarsi a una situazione nella quale la sua stessa vita è in pericolo). Quest’ultima particolare situazione deve essere però attestata da qualche specifica organizzazione internazionale, globalmente riconosciuta, operante nelle zone (o ai margini) dove queste crisi si manifestano.

A questo punto si semplificherebbe molto l’operato dei soccorritori in mare poiché sarebbe chiaro a tutti (soprattutto a quelli che vogliono partire senza essere in possesso della certificazione di profugo) che al loro arrivo in porto saranno immediatamente instradati nel percorso di ritorno.

Questo brutto fenomeno della “globalizzazione”, esploso nel pieno tempo della deregulation viene quindi ad assumere, in modo sempre più marcato e rivoltante (cioè foriero di rivolte),  come un fenomeno dove tutti i vantaggi finiscono purtroppo sempre a chi ha già incontrato la fortuna (o il demonio per chi ci crede) mentre i poveretti vengono sempre abbandonati al loro destino (o alla Provvidenza).

La primissima cosa da fare quindi è aggiustare l’informazione che esce dall’Europa per dare precise indicazioni a quei popoli che nessuno sarà ammesso nel continente senza essere in possesso dei requisiti necessari (qualità di rifugiato o regolare visto di ingresso). Negli Usa era già così anche prima di Trump. Smettiamola per favore con quel “buonismo” deleterio sia per i migranti (già morti a migliaia) che per noi (il sentimento di rifiuto per il diverso che nasce in una popolazione malamente informata). L’invito ad accogliere tutti senza distinzione è semplicemente deleterio per la stessa democrazia.

Ci sono attualmente nel mondo, non solo da noi, centinaia di situazioni di ingiustizia, inciviltà, disuguaglianza, arbitrio, ecc. che coinvolgono milioni, forse miliardi, di persone. Rischiare di perdere la Democrazia e la Pace (con le maiuscole) solo per l’ottusità di interessarsi ambiguamente soltanto ai pericoli di qualche manipolo di persone che ha voluto osare troppo (ripeto, non mi riferisco ai profughi) nell’iniziare un esodo non obbligato, è folle per noi ancor più che per loro.

Sono veramente diversi milioni le persone che, non solo in Africa, ma anche in India, nell’Estremo Oriente, e persino negli (ex) civilissimi Stati Uniti vedono a rischio di deportazione la loro presenza in quei Paesi, pur essendo già perfettamente inseriti anche sul piano del lavoro, solo perché entrati clandestinamente. Non c’è nessuna pietà per loro. Non è utile a nessuno ora accusare di razzismo chi cerca di mettere ordine nelle ondate migratorie, sono veramente molte ormai le nazioni dove, a causa di queste sballate politiche di accoglienza, si rischia di tornare ai nazionalismi di ferro, tipo gli Usa post seconda guerra mondiale o addirittura ai fascismi e nazismi (tipo Italia e Germania post prima guerra mondiale). Serve invece mettere ordine e chiarezza, e fare corretta informazione.

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