LA TERRA DELL’ABBASTANZA dei fratelli D’Innocenzo. Con Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Luca Zingaretti. Italia 2018. Durata: 96’. Voto 4/5 (AMP)

“Riteniamo il cinema sia una materia per tutti e che chiunque, anche dei 28enni come noi, possano affrontare temi ultimi, fondativi insomma”. Damiano e Fabio D’Innocenzo sono gemelli, arrivano dall’alberghiero ma parlano (all’unisono e ugualmente scrivono) consapevolmente di cose alte, di cose “ultime”. Il loro esordio, presentato in Panorama all’ultima Berlinale, è un passepartout di valore dentro a un cinema “adulto”, certamente sulla scia di quel Matteo Garrone del quale si definiscono “groopie” e per il cui Dogman hanno contribuito alla sceneggiatura.

I territori garroniani, in effetti, non differiscono molto dal livido e feroce La terra dell’abbastanza, in cui si racconta la vicenda di due ragazzi della periferia romana appena maggiorenni – Mirko e Manolo interpretati con grande bravura rispettivamente da Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano (un veterano in confronto agli altri essendo stato, fra le varie cose, il protagonista di Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni) – che si trovano loro malgrado coinvolti nella “mala” metropolitana a causa di un incidente notturno in cui travolgono un passante malcapitato. Una storia criminale e famigliare substanziata a tinte fosche, forte e drammatica, nutrita di un racconto secco, scomodo e intriso di colpi di scena fotografati magistralmente: La terra dell’abbastanza è, in sintesi, una narrazione archetipica che tocca senza timidezza i topoi della tragedia classica (il destino, la Ubris, la colpa, i legami di sangue quali “canali” del passaggio di ciascuno di questi elementi..) e li declina su quella “terra” che in realtà non “basta” più a nessuno.

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