IPPOCRATE di Thomas Lilti. Con Vincent Lacoste, Reda Kateb, Jacques Gamblin. Francia 2014. Durata: 93’  Voto: 3,5/5 (DT)

Benjamin si getta letteralmente in corsia nel reparto di medicina interna, diretto dal padre, in un ospedale di Parigi. Tra un frammento di dottor House che appare in tv, il brulicare di camici, visite e referti, alla prima difficoltà per il protagonista sbuca il giovane collega Abdel che lo aiuta per una puntura lombare. Poi però tutto degenera: Benjamin è costretto a mentire per il bene dell’ospedale su una sua negligenza dagli esiti mortali, infine spinge per non rianimare un’anziana paziente con un cancro terminale contrariamente alle regole dell’istituto.

Rovello etico professionale che fa tremare le gambe carsicamente sottotraccia, chiacchiericcio disinvolto su vita, morte, e psicologia dei malati apparentemente in superficie, Lilti opta per una regia agile creando un ritmo da quotidianità da corsia andante modello ER. La storia è inoltre immersa in uno spazio stranamente disfatto (l’ospedale senza una vera e propria identità vagamente alla Von Trier) e raggelato da apparizioni goliardiche di cameratismo che rendono l’impianto realistico qualcosa di stranamente sinistro. Non mancano comunque gli effetti disastrosi dei tagli alla sanità pubblica francese dovuti all’austerity. Solita ennesima puntualizzazione banalissima: film del genere i francesi li realizzano con semplicità e noi italiani non li sappiamo culturalmente affrontare se non cascando nel melodramma. Reda Kateb è un mostro di bravura da sempre e qui lo conferma.

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