You’ve got a friend? Ma quando mai. James Taylor l’ha toccata piano. Prima di salire sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo 2018 ha candidamente affermato che Claudio Baglioni proprio non sa chi sia. Probabile che il direttore artistico lo conoscesse poco anche Sting. Ma giusto così un paio di informazioni su dove e per chi si va suonare male non farebbero. Eppure siamo di fronte ad una di quelle leggende, magari un po’ dimesse e stropicciate, di quel rock anni settanta statunitense che ha fatto la storia della controcultura musicale in mezzo mondo.

Taylor che oggi di anni ne ha 69 diventò celebre nel 1971 proprio con quel You’ve got a friend rubacchiato all’amica Carole King e finito per diventare una hit riconosciuta perfino in Papuasia. Diciassette album, sei Grammy, alti e bassi commerciali con  il classico buco degli ottanta e una vita talmente tormentata, quintali di eroina e litri di whisky, tanto da rischiare la morte giovane. Ambientalista spinto e liberal a sostegno di presidenti democratici, perfino di recente con John Kerry e Barack Obama, Taylor non ha mai abbandonato le sue peculiari e malinconiche strofe accompagnate da un fingerpicking raffinato e pervasivo.

Melodie semplici, arrangiamenti parchi in cui emerge oltre ogni nota la propria voce limpida e un po’ nasale. Ascoltatevi Don’t let me be lonely tonight e Fire and rain, e capirete. Sul finire degli anni ottanta aggiorna il repertorio con album dagli arrangiamenti più folk e successi più solari come la nostalgica Copperline che in sé hanno una dolce scorrevolezza melodica ma che in Italia faticano ad arrivare e fare breccia, forse perché molto legati alle radici di un genere fin troppo “americano”.

Taylor non ha poi mai nemmeno avuto di rimbalzo il coevo glamour folk pittoresco dei David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash, o di Neil Young. Ad ogni modo a Sanremo 2018 si va sul sicuro e con Giorgia canterà proprio il celebre You’ve got a friend. Taylor tra l’altro con Elio e le storie tese, che in questi giorni bazzicano oramai da turisti dell’Arrivedorci il palco dell’Ariston, partecipò all’album Eat the phikis nel 1996 cantando nel brano First me, second me. James Taylor, infine, incontrò per puro caso Mark David Chapman il 7 dicembre 1980, 24 ore prima che questi uccidesse il suo amico John Lennon. Taylor abitava a fianco del Dakota Building e alla fermata della metro all’altezza della 72esima venne avvicinato da un Chapman sudato e fuori di sé che si mise a sproloquiare su Lennon.

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