GLI SDRAIATI di Francesca Archibugi. Con Claudio Bisio, Antonia Truppo, Gaddo Bacchini. Italia 2017. Durata 102’. Voto 3/5 (DT)
Prendi il romanzo intimo in forma di lettera scritto da Michele Serra al proprio figlio adolescente, e trasformalo in un film corale in cui si mescolano le carte di almeno tre generazioni, più le ipotetiche virtù e i parecchi difetti del consumato anchorman tv protagonista che sembra Fabio Fazio. All’apparenza il carpiato cinematografico firmato Archibugi e Francesco Piccolo poteva risultare un conclamato esempio di quel radicalismo chic da salotto borghese modello Il nome del figlio, dove la cultura alta preme sul volgo “basso” come la retorica di un professorino liceale di letteratura, invece la profondità di sguardo della regista e lo scavo ragionato dello script rendono Gli sdraiati – produzione Indiana e Lucky Red – una versione mite e universale del tentennamento e dei timori degli adulti di fronte all’apparente vuoto esistenziale e culturale dei figli, tanto da innestare la confusione, ben più che nel libro, su quale generazione sia realmente “sdraiata”. Insomma poche lezioncine moraliste e tanto innamoramento puro per spazi (una Milano velatamente d’alto bordo ma mai da cartolina), visi (guardate cosa c’è dentro gli occhi azzurri di Cochi Ponzoni/Pinin), e parole (il monologo della Truppo da vertigini per come espone le gerarchie socio-economiche in scena). Inatteso e piacevole l’understatement di Bisio, come frenato nel suo solito comico gesticolare da un regia che predilige esibirne debolezze interiori e perfino limiti etici del suo essere personaggio pubblico da imitare.
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