Gestione integrata dei rifiuti, in Toscana si procede a singhiozzo. L’ambito territoriale Costa ha infatti annullato la gara lanciata 5 anni fa per la selezione di un partner industriale privato da far entrare come socio di minoranza in RetiAmbiente (società pubblica rappresentante dei Comuni delle province di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara) e ha deciso di indire una nuova procedura: il lungo tempo trascorso – si legge nella determina firmata dal direttore di Ato Costa Franco Borchi – avrebbe potuto inficiare “la validità della gara” o “dar luogo a profili di illegittimità“. Via dunque a una nuova gara. La minoranza di Comuni in disaccordo con il modello di gestione sostenuto dalla Regione va però all’attacco. Tra questi c’è Livorno, con il sindaco Filippo Nogarin: “In questi 6 anni – accusa – i vertici di Ato non sono stati in grado di portare a conclusione la gara: un fallimento totale“. Due mesi fa la Toscana era finita nell’occhio del ciclone a seguito dell’arresto del direttore generale di Ato Toscana Sud (la gara per la gestione del servizio integrato nelle province di Siena, Arezzo e Grosseto venne lanciata nel 2010 e aggiudicata a fine 2012 a Sei Toscana) Andrea Corti nell’ambito dell’inchiesta “Clean city” della guardia di finanza di Firenze. “Sui rifiuti il Pd non ne azzecca una” attacca il M5S Toscana.

Socio privato cercasi
Risale al 23 febbraio 2011 la decisione della maggioranza dei Comuni dell’Ato Costa (85 su 111) di affidare a una “società mista” (Retiambiente, appunto) il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani nelle province di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara. Il percorso allora delineato prevedeva la costituzione di una spa inizialmente a capitale totalmente pubblico (i Comuni avrebbero dovuto iniziare a conferire in essa le partecipazioni detenute nelle società pubbliche svolgenti il servizio di gestione rifiuti) e successivamente l’ingresso come socio di minoranza di un partner industriale privato da selezionare tramite gara.

RetiAmbiente spa nasce così formalmente il 16 dicembre 2011 ma la strada per arrivare alla fine del percorso si rivela più in salita del previsto. A inizio 2014 l’Ato decide di riaprire i termini della gara, rinnovando la fase di raccolta delle manifestazioni d’interesse. La procedura avanza però a passo di lumaca. Da qui la decisione di annullare la procedura e farne partire una nuova.

Le cause dei ritardi
Ato Costa motiva lo slittamento dei tempi tirando in ballo “reiterate modificazioni del quadro normativo” e “una rilevante modificazione dell’estensione territoriale dell’Ato”. Nel mirino anche la tempistica per la sottoscrizione degli aumenti di capitale delle società pubbliche di gestione dei rifiuti da parte dei Comuni soci. “A distanza di circa 34 mesi dalla riapertura dei termini – scrive Borchi – la procedura non è ancora conclusa, dovendosi espletare l’ultima fase consistente nell’invito alla formulazione delle offerte, previo svolgimento di un supplemento di due diligence al fine di render noti ai concorrenti gli aumenti di capitale”.

“Nessuna marcia indietro: a inizio 2018 via alla gestione integrata”
L’annullamento della gara – sostiene però l’Ato Costa – “non determina alcuna discontinuità con il percorso sinora intrapreso”. Borchi al Fattoquotidiano.it conferma: “Non ci sarà alcun slittamento rispetto alla tempistica prevista dalla vecchia procedura: l’obiettivo resta sempre partire con la gestione integrata a inizio 2018“. Nessun legame tra l’annullamento della gara e quanto avvenuto in Ato Sud? “Assolutamente no”.

“Il modello Toscana resta valido”
L’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni al FQ.it conferma che “il modello toscano resta valido” e che l’obiettivo è quello di “arrivare a un Ato unico regionale”. L’assessore precisa che “quella di Borchi è una decisione tecnica all’insegna della trasparenza e a sostegno della concorrenzialità”. Non si sono persi 5 anni? “La procedura si è protratta per un tempo lungo, questo la Regione non ha mai mancato di stigmatizzarlo. Stiamo però parlando di un procedimento molto articolato”. Poi una frecciata a Nogarin: “L’amministrazione grillina non vuole conferire le quote di Aamps in RetiAmbiente: è una posizione ideologica“.

“Il direttore di Ato deve dimettersi”
Di sicuro Nogarin è il “nemico numero uno” del sistema degli Ato pensato dalla Regione. Secondo il sindaco di Livorno il direttore dell’Ato Costa, Borchi, “deve dimettersi” perché “è rimasto sordo di fronte alla richiesta di confronti pubblici sul modello di gestione del servizio di raccolta rifiuti che, così come è stato pensato dalla Regione attraverso il sistema degli Ato, si è rivelato fallimentare“. Il sindaco propone “una gestione interamente pubblica con la possibilità ai Comuni di scegliersi il gestore che preferiscono sulla base di progetti concreti”.

“Aamps in RetiAmbiente? Non ha senso rispondere”
Per Nogarin gli Ato sono “illegittimi. E comunque Aamps nel 2021 sarà in grado di offrire tariffe più basse dell’intera costa”. Il sindaco sottolinea che è “giusto guardare a ambiti territoriali ampi se c’è opportunità di economie di scala, ma questo deve valere solo per gli acquisti. E’ insomma opportuno che ogni territorio sia legittimato a applicare le proprie politiche“. Aamps entrerà in RetiAmbiente? “In questo momento è una domanda fuori luogo, visto e considerato che abbiamo chiesto le dimissioni di Borchi e che gli Ato dichiareranno probabilmente la loro illegittimità in modo autonomo. Non ha quindi senso rispondere”.

“Da 14 gestori a uno solo. E con nuova gara nessuno spreco di risorse”
Ma la maggioranza dei sindaci Pd crede ancora nel sistema pensato finora. A parlare tra gli altri è Marco Filippeschi, sindaco di Pisa e presidente del comitato direttivo Ato Costa, secondo il quale “la riedizione della gara non comporta né allungamento dei tempi né spreco di risorse” e per sottolineare che con la società mista si ridurrà la frammentazione del servizio, passando “da 14 gestori a un unico gestore“. Le considerazioni di Nogarin, secondo il sindaco pisano, sono quindi “del tutto fuori luogo” e “evidentemente strumentali alla situazione molto particolare del Comune di Livorno”.

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