A Basiglio succede tutto in tre anni. Un assessore spedito a casa dalla sera alla mattina perché si oppone alla speculazione edilizia; un capo dell’ufficio tecnico ‘silurato’ dopo aver bloccato un cantiere per abusivismo; un ex consulente di un’impresa privata assunto in Comune per far ripartire in fretta i lavori; un calcolo sugli oneri di urbanizzazione che produce un maxi sconto da 241mila euro a un’azienda che, secondo la prefettura di Milano, rischia di essere infiltrata dalla ‘ndrangheta.

Eppure, se lo chiedete agli abitanti di Milano 3, la città costruita da Silvio Berlusconi fra gli anni ’70 e ’80, vi diranno che Francesco Stilo e i suoi figli sono “galantuomini che hanno fatto solo del gran bene”, per usare le parole di Claudio Migliorisi, presidente del Basiglio Calcio. Se però si leggono le cronache giudiziarie, emerge anche qualcos’altro sulla famiglia originaria di Vibo Valentia. Il capostipite, Francesco, ha avuto tre gemelli, nati nel 1986: Emanuel, Davide e Alex. Sono loro i soci della ‘Ausengineering Srl’, mentre Pasquale Larocca ne è l’amministratore unico. L’azienda si aggiudica grandi appalti – dagli aeroporti a Expo – e, proprio mentre sta lavorando all’Esposizione universale, viene colpita da un’interdittiva antimafia.

Siamo nel settembre 2014 e secondo l’allora prefetto di Milano, Paolo Francesco Tronca, esiste il concreto rischio che quell’azienda sia infiltrata dalla ‘ndrangheta, perché risultano accertati rapporti e frequentazioni con il clan Mancuso di Limbadi, una delle cosche più potenti della mafia calabrese. ‘Ausengineering Srl’ ricorre al Tar della Lombardia e ottiene la revoca del provvedimento nel dicembre 2014, ma nel luglio 2016 il Consiglio di Stato ripristina l’interdittiva, specificando che esiste un “intreccio di rapporti con soggetti gravitanti nell’ambito della criminalità organizzata” e asserendo che l’amministratore unico della società degli Stilo “risulta essere stato ‘controllato’ in Calabria in compagnia di pluripregiudicati e legati alla famiglia dei Mancuso di Limbadi-Nicotera, anche con il genero e il nipote del capo clan Giuseppe Mancuso. Tali frequentazioni sistematiche, non casuali od occasionali, pertanto costituiscono un indizio eloquente di vicinanza alla criminalità organizzata”.

La cosca Mancuso si ritrova inoltre nelle carte nell’inchiesta sui rapporti tra mafia e politica in Lombardia, che nell’ottobre 2012 porta in carcere diciannove persone, tra cui l’allora assessore regionale del Pdl Domenico Zambetti, sul quale oggi pende una richiesta di condanna a dieci anni per voto di scambio politico-mafioso.

La notizia dell’interdittiva antimafia, a Basiglio, periferia dell’impero, passa quasi inosservata e le voci sulle infiltrazioni restano confinate tra i lussuosi condomini di Milano 3. Intanto gli Stilo entrano a palazzo. Con un obiettivo: acquistare il prestigioso Sporting Club, all’interno del complesso edificato da Silvio Berlusconi, 50.000 metri quadrati di servizi e la richiesta di un ampliamento impossibile su un terreno destinato a verde pubblico attrezzato. Il complesso sportivo è in crisi, i proprietari litigano con i gestori e mancano i soldi per la ristrutturazione. Si chiude, in attesa di tempi migliori. La società che amministra lo Sporting è la ‘Aedes Srl’, che ne possiede il 54,64 percento, mentre le restanti quote sono divise tra piccoli azionisti, tra cui il sindaco Eugenio Patrone.

Non è facile ‘scalare’ lo Sporting, perché un vecchio statuto stabilisce che, per controllare davvero la società, bisogna arrivare al 75 per cento del pacchetto. Detto fatto. Con un’azione combinata – tra la famiglia Stilo che vuole comprare e l’amministrazione comunale che vuole tagliare un nastro – alla fine ‘Aedes Srl’ e buona parte dei piccoli azionisti si convincono a vendere. Il primo dicembre 2014, con 125.000 euro di capitale sociale, nasce la ‘Sporting Milano 3 Srl’, controllata da Alex ed Emanuel Stilo. Anche se nel settembre 2014 la già citata interdittiva antimafia ferma i lavori della ‘Ausengineering Srl’ per Expo (un appalto da un milione di euro), questo non impedisce, due mesi dopo, di dare il via al progetto Sporting.

L’investimento è milionario e la struttura abbandonata, un anno dopo, torna a vivere fra gli applausi della popolazione. Gli Stilo, da queste parti, sono assai popolari, anche perché non disdegnano di sponsorizzare le associazioni locali, dalla squadra di calcio al centro culturale Tommaso Moro. Ma nel frattempo succede un’altra cosa: la ‘Ausengineering Srl’ vuole costruire per ampliare lo Sporting. E’ un problema, perché attorno ci sono soltanto terreni verdi. Il permesso rilasciato dal Comune, del resto, parla di “manutenzione straordinaria del complesso immobiliare”. Non tutti però la pensano così, perché nel cantiere si nota la presenza di mezzi pesanti e materiali utilizzati per nuove costruzioni. Infatti, con aumento di superficie pavimentata e volumetrie, sorgono un negozio di abbigliamento, una lavanderia, un centro medico, un asilo nido e una sontuosa spa. La responsabile dell’area tecnica, Federica Donati, prova invano a eseguire un sopralluogo, ma l’accesso le sarà sempre negato. E’ una tosta, l’architetto Donati. Così osserva i lavori dall’esterno, constata gli abusi edilizi in particolare per la spa e il 19 marzo del 2015 blocca il cantiere.

Nel frattempo però il sindaco Patrone destituisce Donati dal suo incarico (“normale riorganizzazione degli uffici”, spiega il primo cittadino). Al suo posto arriva Arturo Guadagnolo: un ingegnere che lavora al comune di Pieve Emanuele e che, ironia della sorte, è un consulente della ‘Ausengineering Srl’ proprio per i lavori allo Sporting. Quest’ultimo, nella sua nuova veste di dipendente comunale a Basiglio, il 27 marzo del 2015 revoca la sospensione dei lavori. Che prontamente ripartono. Il caso finisce in Procura, dove viene aperta un’indagine a seguito di un esposto. Anche perché la famiglia Stilo prima non versa al comune neppure un centesimo di oneri di urbanizzazione e poi, quando l’amministrazione approva a tempo di record una variante allo strumento urbanistico, corrisponde circa 118.000 euro, mentre secondo i consiglieri di opposizione, presentatari dell’esposto ai magistrati di Milano, la cifra esatta è 359.000, con un ammanco quindi di 241.000 euro. A interpretare le norme a favore dell’operatore privato è sempre Guadagnolo, ex consulente degli Stilo e ora capo dell’area tecnica di Basiglio.

I protagonisti della vicenda, interpellati da ilfattoquotidiano.it, appaiono sereni. “Noi volevamo che lo Sporting rinascesse e una famiglia lo ha riportato al suo splendore”, taglia corto il sindaco Patrone. Che poi, sulle supposte frequentazioni mafiose degli Stilo e sull’inchiesta della Procura, chiosa: “Se dovessi dare retta a tutte le voci che sento, non prenderei mai una decisione. I magistrati indaghino pure”. Sulla stessa lunghezza d’onda Emanuel Stilo, gestore dello Sporting e socio della ‘Ausengineering Srl’: “Lavoro dodici ore al giorno e cerco di far funzionare questa struttura che dà lavoro a cento famiglie, oltre che offrire servizi a tutta la popolazione, in particolare ai giovani”. E l’interdittiva antimafia, le frequentazioni con le cosche e gli abusi edilizi? “Chiacchiere, polemiche politiche. Tutto si è svolto nel rispetto delle norme. Abbiamo l’unico torto di essere calabresi. Ma al Sud ci siamo solo nati e ci torniamo una volta all’anno. Anzi, siamo venuti al Nord proprio per lavorare in un ambiente sano”.

 

LE PRECISAZIONI DI EMANUEL STILO

LA REPLICA DELL’AUTORE
Spiace leggere l’accusa di aver copiato un articolo vecchio di anni o di averlo costruito sulle “voci di paese”. Primo, perché il nostro articolo non si è limitato a raccontare una polemica politica, bensì ha ricostruito la vicenda dello Sporting Milano 3 fino ai più recenti avvenimenti del 2016, citando passaggi significativi di una sentenza del Consiglio di Stato (quella che ha confermato l’interdittiva antimafia alla società della famiglia Stilo, citando episodi che dovrebbero far riflettere) e informando circa l’esistenza di un’inchiesta giudiziaria. Secondo, perché l’articolo si basa sulle carte: esposti alla Procura, ricorsi al Tar, pronunciamenti della Prefettura, sentenze del Consiglio di Stato, visure camerali delle società e delibere del consiglio comunale. Insomma, tutto fuorché “si dice” o “voci di paese”. Spiace anche leggere l’accusa di razzismo, quando fu proprio Emanuel Stilo a rendere a ilfattoquotidiano.it questa dichiarazione: “La nostra unica colpa è quella di essere calabresi”. Quanto al sindaco Eugenio Patrone, è vero: non ha mai posseduto quote dello Sporting. Le quote erano di sua moglie. Tanto che lo stesso sindaco, durante un consiglio comunale in cui si discuteva dello Sporting, dichiarò di abbandonare l’aula perché in conflitto d’interessi. Vero anche che la richiesta della famiglia Stilo all’amministrazione comunale fu quella di eseguire “una manutenzione straordinaria”, senza il pagamento di oneri di urbanizzazione. Peccato che il Comune, a tal proposito, decise di chiedere un parere legale, consegnato il 27 febbraio 2015. Tale parere evidenziò che la supposta “manutenzione straordinaria” consisteva in realtà in nuove edificazioni, le quali richiedevano un cambio di destinazione urbanistica dei terreni. Tanto che la giunta si affrettò a modificare il Piano di governo del territorio, calcolando l’ammontare degli oneri di urbanizzazione, in un primo momento non previsti. A questo proposito, abbiamo soltanto evidenziato come gli oneri versati siano stati considerati dai consiglieri d’opposizione (che hanno presentato un esposto in Procura) molto inferiori rispetto al dovuto: se ha ragione il Comune oppure no, sarà stabilito dai giudici. Da ultimo, il ruolo dell’ingegner Guadagnolo. In un esposto alla Corte dei conti e all’Autorità anti-corruzione si cita un incontro in municipio in dato 12 marzo 2015, al quale partecipano una decina di persone, tra cui, testualmente, “l’ingegner Arturo Guadagnolo come consulente dello Sporting Milano 3”. (em)

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