Mi preme ritornare sull’argomento delle seconde case, di cui al mio precedente post relativo peraltro solo al fenomeno eclatante della Liguria, una terra comunque esemplare perché letteralmente massacrata dal cemento lungo la sua un tempo splendida costa. Gli scettici o gli agnostici si leggano al riguardo l’istruttivo libro di Ferruccio Sansa e Marco Preve “Il partito del cemento”.

Mi preme ritornare non certo per argomentare contro coloro che le seconde case difendono (dal che si comprende peraltro la mancanza di sensibilità ambientale di molti, troppi italiani), quanto piuttosto per evidenziare che non è così scontato che se hai qualche soldo da parte ti compri una casa, e magari, nel contempo, ti rendi anche responsabile di un nuovo consumo di suolo.

Non lo è, e i numeri lo dimostrano. È la stessa Banca Centrale Europea a fornirli. Innanzitutto, dal suo studio risulta che solo il 60,15 degli europei dell’eurozona è proprietario di una casa (la prima casa, non la seconda, si badi bene). I proprietari di prima casa più numerosi sono gli slovacchi, gli spagnoli, gli sloveni. Poi vengono gli italiani, con una percentuale del 68,7%. In Germania, nella ricca, nella opulenta Germania, solo il 44,2% degli abitanti ha una prima casa in proprietà. Quanto alle seconde case, poi, esse sono un fenomeno appannaggio principalmente dei paesi del sud. Al primo posto i ciprioti, seguiti da greci e spagnoli. Poi vengono gli italiani con un comunque ragguardevole 24,9%: un italiano su cinque di case quindi ne ha ben due.

C’è poi chi sostiene che, se è vero che la costa è stata distrutta, rimane l’interno in cui sopravvivono borghi bellissimi. Magra consolazione, ma sacrosanta. In Liguria, e proprio dietro alla costa più disastrata, come quelle di Savona e Imperia, vi sono realtà di borghi affascinanti e talvolta risorti a nuova vita. E, qui sta la singolarità, talvolta abitati proprio da nordici, tipo tedeschi o danesi, che, seppur non così propensi a investire nel mattone, epperò acquistano, nell’usato, vecchi alloggi dell’entroterra. È una realtà che si ritrova peraltro anche nella vicina, selvaggia e francese Valle Roja. Forse però non è poi così singolare che un nordico, che ha una maggiore sensibilità verso la natura rispetto ad un latino, sappia apprezzare le bellezze intatte dell’interno, pur con il clima della costa. Lontano da condomini, discoteche, porti turistici (Imperia insegna…). E cemento a go gò. Del resto, il fenomeno trova conferma nelle Langhe, nel Monferrato, nei colli senesi, dove i nordici paiono appunto preferire le mete immerse nel verde e nella pace.

Gli italiani, in compenso, a loro volta, sempre affamati di mattone, vanno ad acquistare seconde case alle Canarie o alle Baleari…

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