Manifesti strappati, intimidazioni fisiche, minacce via Facebook, un concorrente letteralmente preso a schiaffi durante un funerale del luglio 2012 presso la Chiesa del Gesù Divin Maestro. Parenti di defunti che implorano: “Non ci coprite i manifesti funebri”, loro che li rassicurano e poi li coprono lo stesso.
Così la famiglia di Alfonso Cesarano, che la Dda di Napoli collega al clan Polverino, avrebbe monopolizzato il mercato delle pompe funebri a Quarto e nell’area flegrea. È un mondo a parte, senza regole. Dove comanda il più forte. E i più forti sono loro, i Cesarano, coi quali l’ex consigliere comunale grillino Giovanni De Robbio avrebbe stretto quel “patto elettorale” finito nell’inchiesta sul voto di scambio camorristico e sulla tentata estorsione al sindaco M5s Rosa Capuozzo.
I metodi dei Cesarano, famosi per aver organizzato il funerale dei Casamonica a Roma, vengono denunciati da un concorrente, Angelo Tarantino. I verbali sono agli atti. “Spesso ai nostri manifesti veniva tagliato il logo, coperto da quello della ditta Cesarano, ci sono stati scontri tra i loro dipendenti preposti alle affissioni e i miei”. Tarantino racconta che verso la fine di gennaio 2014 un dipendente dei Cesarano gli riferisce “che il signor Giacomo Cesarano (figlio di Alfonso, è quello dell’intercettazione dove sollecita “a portare a votare anche le vecchie di 80 anni a mettere la X sul M5s”, ndr) voleva avere un incontro con me per trovare una soluzione sul territorio quartese”.
Tarantino ha appena riottenuto il permesso di lavorare a Pozzuoli. “Giacomo Cesarano mi spiega che stanno lì da generazioni e che avere ulteriore concorrenza sarebbe una ‘umiliazione’. Quindi mi propose di cedere a loro i funerali di Quarto in cambio di 100 euro a funerale, e per Pozzuoli di rivolgermi a loro per il trasporto. Sui carri doveva girare soltanto il loro logo, Cesarano”. Tarantino strappa un compromesso per far uscire il suo logo a Quarto “ma solo fino a quando Alfonso Cesarano non sarebbe ritornato in paese”: era a Formia ai domiciliari.
L’accordo però regge poco e quando il capo torna libero, salta del tutto. “Mi disse ‘meglio che ti prendi una denuncia che un’altra cosa’… Mi disse che avrei potuto fare la fine di Esposito (altro imprenditore funebre, ndr) che fu sparato”. Cesarano prosegue questa ‘politica’ anche sui social network. E a maggio 2015 (in piena campagna elettorale, ndr) posta sulla pagina di Onoranze funebri Tarantino: “Strunz… a galera è per uomini veri… non ti preoccupare tu non ci andrai mai… ma se vuoi posso incontrare te, a magistratura, a Brescia, a Ardituro (il pm oggi al Csm che ha sottratto la squadra di calcio al clan Polverino, ndr)… ti faccio vedere le palle da uomo come sono…”.
da il Fatto Quotidiano del 12 gennaio 2016
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