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Ultimo aggiornamento: 8:19 del 13 Aprile 2015

L’inchiesta del Fatto.it sugli affari sporchi a Ostia: ‘La politica si è seduta al tavolo con la mafia’

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Imprenditori che non denunciano il racket, soldi sporchi ripuliti in attività apparentemente lecite, amministratori pubblici che dichiarano la propria impossibilità a governare per i condizionamenti della criminalità.

Benvenuti a Ostia, litorale capitolino, terra di mafia a meno di 30 chilometri da piazza Venezia. E qui che per la prima volta nella storia di Roma, a fine gennaio, due mesi dopo lo scoppio dello scandalo Mafia capitale, una sentenza di primo grado riconosce l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per il capoclan Carmine Fasciani e per i suoi sodali. E’ sempre qui che meno di un mese fa si assiste alle dimissioni del “mini-sindaco” Andrea Tassone, ex presidente del X Municipio eletto con il Pd, perché “non ci sono le condizioni per andare avanti”.

Il litorale romano assomiglia in maniera preoccupante a Casal di Principe, dove i confini fra cosche, imprenditoria e politica si assottigliano fino a confondersi. Così non stupisce che un mese dopo l’operazione Tramonto della Guardia di Finanza, inchiesta che scoperchia come i boss ripulivano i loro soldi reinvestendoli nel business degli stabilimenti balneari, l’amministrazione rinnova con un decreto omnibus tutte le concessioni demaniali. Era il 24 marzo 2014 e a presiedere il municipio c’era proprio quel Tassone che oggi si dichiara impossibilitato ad andare avanti ad amministrare il territorio.

“La politica in questi anni si è seduta rinchiudendosi nel palazzo”, ammette il senatore Stefano Esposito, nominato commissario dei circoli Pd del Municipio X. E nel frattempo i clan hanno fatto affari d’oro inserendosi nei giri che contano. Come quello del porto turistico di Roma che a capo ha Mauro Balini. Il presidente dello scalo marittimo non è mai stato indagato, ma, grazie alle sue conversazioni telefoniche intercettate, gli investigatori hanno conferma “dell’esistenza di un ambiente economico-finanziario inquietante, all’interno del quale agivano appartenenti alla criminalità organizzata”. Lui al fattoquotidiano.it dichiara che “a Ostia e Roma è possibile lavorare senza sporcarsi le mani, anche se non si sa mai”. C’è da credergli, tant’è che ora politici e imprenditori aspettano con il cuore in gola una nuova ondata di arresti: sequel e punto di incontro fra le indagini sul clan Buzzi-Carminati e le inchieste sul mare di Roma  di Lorenzo Galeazzi e Luca Teolato, montaggio Paolo Dimalio

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