Ogni mese raduna i suoi fedeli e legge i nomi di tutti i morti di cancro della città, compresi di età e tipo di patologia (LEGGI). Un rituale che ha fatto di Augusta la Spoon River della Sicilia. Al centro del triangolo della morte tra Priolo e Melilli, dove tra centrali elettriche e impianti di raffinazione si contano 18 stabilimenti, si muore soprattutto per un motivo: carcinoma ai polmoni, ai reni, al colon. Chiunque, nella città in provincia di Siracusa, ha perso qualcuno a causa di un tumore. Ed è per questo che padre Palmiro Prisutto ha ha iniziato a raccogliere nomi e cognomi, creando un vero e proprio registro parallelo dei tumori. “È un genocidio. – dice sacerdote – Il registro ufficiale dell’Asp? È un oggetto misterioso, nessuno riesce ad averlo: sappiamo solo che è aggiornato al 2006”. I dati raccolti dal sacerdote sono stati acquisiti dalla procura di Siracusa che ha aperto un fascicolo sulla questione. “Ad Augusta la patologia più diffusa è il tumore al polmone – racconta il sacerdote. Anche per le donne: quindi o tutte le donne qui fumano oppure il problema è l’aria”. “Si avvertono queste odori molesti di derivazione industriale ma da un punto di vista legislativo è come se tutte queste derivassero solo dal traffico urbano”, spiega Mara Nicotra, ricercatrice in Ecologia e Biologia marina. “I bambini? Meglio tenerli a casa”, dice invece una donna che ha perso il figlio di appena 14 anni. Non tutti però parlano volentieri del problema. “Hanno paura che dal Petrolchimico licenzino i parenti che ci lavorano: è questa la loro arma vincente”, dice padre Prisutto, che poi lancia un appello al capo dello Stato: “Presidente Napolitano di fronte a questo elenco cosa ci dice? Stiamo perdendo tempo oppure stiamo denunciando un problema che qualcuno deliberatamente tiene nascosto?”  di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti 

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Augusta, “Il petrolchimico ha causato 500 morti”. E il prete scrive a Napolitano

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