Quella di Luigi De Fanis, ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, è una storia di provincia dal sapore tutto italiano, diventata un caso nazionale per il “contratto” da quattro prestazioni sessuali al mese fatto firmare alla sua giovane segretaria. Una storia che parte da un borgo abbarbicato sulle colline del Chietino per finire a champagne. Nato a Fara San Martino nel 1960, De Fanis vive a Montazzoli, un paesino di mille anime nella provincia di Chieti, dove il padre è stato medico di famiglia. Lui stesso ne ha seguito le orme, laureandosi in Medicina e ponendo le basi di quella che sarebbe stata non solo la sua professione ma anche lo zoccolo duro del suo consenso in politica. Nel 1990 è sindaco del suo paese, nel 2008 è consigliere regionale con 5.746 voti: è il secondo più votato nella provincia di Chieti. Un percorso che fino a un certo punto ha avuto pochi ostacoli, e in cui De Fanis si è mosso con fluidità passando dalla Democrazia Cristiana ad Alleanza Nazionale (nel 2001), per confluire nel Pdl, di cui diventa coordinatore cittadino. Fino allo scorso 14 novembre, quando l’assessore regionale si dimette, a due giorni dal suo arresto con l’accusa di aver chiesto tangenti a un imprenditore in cambio di contributi pubblici. Nelle intercettazioni telefoniche spunta anche lo champagne pagato con la carta di credito della Regione.

Con De Fanis, finisce ai domiciliari la sua segretaria. Avvenente assistente di 34 anni che l’assessore ha assunto a tempo determinato e parziale nella segreteria del suo assessorato. La donna, pochi giorni fa, è tornata nella procura di Pescara per essere ascoltata dal pm Giuseppe Bellelli. “Voglio uscire da questa storia”, ha detto fuori dal tribunale, “sono stanca di essere additata da tutti come ‘quella lì’. Io non ha fatto nulla e non ho preso un centesimo. Al primo interrogatorio piangevo, ora volevo chiarire”. Tra i due la conoscenza è decennale, poi il rapporto sembra essere cambiato, diventando qualcosa di diverso. Tra i due c’è un’innegabile confidenza, un feeling che viene fuori dalle intercettazioni. De Fanis si preoccupa di non farla arrivare in Regione per timbrare il badge di ingresso che attesta il suo orario di lavoro. Le dice al telefono: “Io ti timbro senza che tu fai cinquanta viaggi a Pescara, tu ti fai le cose tue a Chieti e io ti timbro, faccio timbra’ a qualcuno, non è un problema”.

Si fidava, l’assessore De Fanis. “Abbiamo grandi prospettive io e te, non ti preoccupà”, continuano le intercettazioni, “mi so’ fatto dei conti eccezionali”. Faceva progetti l’assessore, ma forse non tutti condivisi dalla segretaria. Gli investigatori hanno scoperto che la donna copiava i messaggi e le e-mail scambiati con lui e li inviava ad una casella di posta elettronica segreta a cui aveva accesso anche la sua migliore amica. Un rapporto con degli alti e bassi stando alla versione della donna: “De Fanis era ossessionato da me”. Per i legali dell’ex assessore invece, “c’era una normale relazione amorosa”. E poi ecco che spunta il presunto contratto stipulato tra i due: 36mila euro l’anno in cambio di sesso quattro volte al mese. Sarebbe stato ritrovato dalla polizia, strappato e buttato nel cestino a casa di lei. De Fanis, sposato e padre di una figlia (l’altro figlio ha perso tragicamente la vita nel novembre del 2007), rimane agli arresti domiciliari. La sua ex segretaria ha l’obbligo di dimora.

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