“La magistratura è obbligata a intervenire quando vengono commessi dei reati e lo fa con strumenti giuridici che sono ricorribili al Riesame e in altre sedi”. Anna Canepa, vice presidente dell’Anm, risponde così alla domanda del fattoquotidiano.it sullo scontro tra poteri che si sta addensando sulla questione Ilva con l’impianto sequestrato dal giudice per le indagini preliminari di Taranto Patrizia Todisco per disastro ambientale. Ordinanza di sequestro cui si è aggiunto un secondo provvedimento di revocare la nomina a custode del presidente dell’impianto Bruno Ferrante per conflitto di interessi. Sull’annunciato ricorso alla Corte Costituzionale da parte del governo (con l’annuncio del sottosegretario Catricalà) il magistrato spiega che al momento è una ipotesi e che non si può anticipare un giudizio su qualcosa che non ancora non è avvenuto: “Non possiamo avviare senza sapere e capire una guerra tra mondi”. 

In una nota l’Anm poi aggiunge: “La magistratura non intende invadere l’ambito di competenza di altre Autorità, ma, in presenza di violazioni della legge penale, non può fare a meno di intervenire, con gli strumenti giudiziari ordinari, ove gli organi amministrativi di controllo non siano riusciti ad assicurare negli anni la tutela ambientale, con gravissimo rischio per la salute dei cittadini; situazione, questa, da lungo tempo esistente nell’area tarantina, ben nota e accertata anche sulla base di perizie tecniche”.  L’associazione nazionale non può non “rammentare che il diritto alla salute e il diritto al lavoro sono entrambi beni tutelati dalla Costituzione, evidenzia che, in base all’art. 41 della Carta fondamentale, l’iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza”. Quindi l’auspicio “che sia compiuto ogni sforzo per contemperare la tutela della salute con quella dell’occupazione, che autorità politica, forze sociali e magistratura, ciascuna nel proprio ambito, operino serenamente verso tale obiettivo condiviso e che si rifugga da logiche di scontro, che rischiano di alimentare tensioni e non giovano all’individuazione di una giusta soluzione, nell’interesse dei cittadini”.

Diversa la questione degli insulti nei confronti del giudice tarantino, difeso nel suo ruolo dai soli rappresentati dei Verdi e IdV. Il magistrato è stato bersaglio di critiche feroci, per il suo diniego alla facoltà d’uso dell’impianto, da parte di alcuni organi di stampa e anche da parte di esponenti della politica. Particolarmente dura la dichiarazione di ieri di Pierferdinando Casini, leader Udc: “L’autonomia della magistratura è un principio che va difeso e che sempre abbiamo difeso, ma il protagonismo di certi magistrati di dubbia competenza fa più male alla credibilità della magistratura di tanti suoi incalliti denigratori”.  Sugli attacchi, in particolare, da parte della stampa l’Anm ribadisce “che la critica dei provvedimenti giudiziari è pienamente legittima e costituisce anche uno stimolo all’operato della magistratura purché essa sia corretta e obiettiva, senza mai trascendere in giudizi che attengono alla sfera personale e privata”. L’Anm “auspica pertanto che il prosieguo delle attività giudiziarie in corso avvenga in un clima di necessaria serenità secondo il normale evolversi delle dinamiche processuali, evitando comportamenti che possano alimentare ulteriori tensioni”. 

Sulla vicenda Ilva è intervenuto anche il segretario Anm Maurizio Carbone in una intervista alla Stampa. “Quando la magistratura è costretta a intervenire in casi come questi è perché sono venuti meno ai loro compiti la politica e gli organi di controllo amministrativi. Anche da cittadino di Taranto auspico che vengano al più presto abbandonate sterili polemiche e si agisca per ripristinare condizioni di legalità salvaguardando il diritto al lavoro e alla salute”. Per Carbone “il fare giustizia dovrebbe sempre comportare oltre alla punizione dei colpevoli anche l’indicazione delle regole da rispettare. Anche se questo risultato è difficile da realizzare”. Il caso Ilva dovrebbe divenire per il segretario dell’Anm “l’occasione, forse storica, di dimostrare a tutti che è possibile raggiungere l’obiettivo di conuigare ambiente e lavoro salvaguardando le esigenze di tutti”. E sulla decisione del ministro della Giustizia, Paola Severino, di chiedere gli atti al gip di Taranto, Carbone ritiene gli “interventi conoscitivi” del Guardasigilli “abbastanza usuali in situazioni che abbiano suscitato particolare allarme e scalpore”. Senza “entrare nel merito dei provvedimenti emessi da colleghi”, Carbone osserva tuttavia che “il sequestro dei beni disposto dal gip ha avuto conferma dal tribunale del Riesame” e dunque giudica “eccessive le polemiche relative ai successivi provvedimenti che hanno riguardato la nomina di custodi e i loro compiti”. La cosa “più importante ed allo stesso tempo piu’ preoccupante” resta “la conferma allo stato di ipotesi di reato gravissime e l’attualità di un concreto pericolo per la salute di un’intera comunità”.

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