Ci fu un momento, subito dopo la tragedia del Giglio, in cui i media collegarono l’accaduto ai rischi che i veneziani corrono di continuo per il passaggio in laguna delle Grandi Navi da crociera. Queste navi, che possono essere lunghe fino a 300 metri, alte 60 e pesare oltre 90.000 tonnellate, attraversano la laguna centinaia di volte all’anno, a pochi metri dal Palazzo Ducale e dalla Biblioteca Marciana, continuando a erodere rive e fondali e a portare inquinamento atmosferico ed elettromagnetico. Per non parlare dei rischi alle persone e al patrimonio storico-artistico.

Eppure dopo il Giglio parevano tutti d’accordo – giornalisti, politici, cittadini: basta con gli “inchini”, basta coi giganti raso costa, sono troppi gravi i rischi e i danni. Specie a Venezia, così unica e fragile. E Monti – ce lo ricordiamo bene – aveva promesso di vietare lo scempio. Vero.

Infatti il 2 marzo il cosiddetto decreto “anti-inchini”, firmato dai ministri dell’ambiente Clini e dello sviluppo economico Passera, stabilisce che le grandi navi «per il trasporto di merci e passeggeri superiori alle 500 tonnellate di stazza lorda» debbano passare ad almeno due miglia dalle aree marine protette. E su Venezia dice: «è vietato il transito nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda». Fantastico, direte voi.Peccato però che, dopo poche righe, prosegua: «Il divieto […] si applica a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, come individuate dall’Autorità marittima con proprio provvedimento»(qui il decreto).

Il divieto insomma è rinviato a data da destinarsi, perché non pone limiti di tempo alla creazione di «vie di navigazione percorribili alternative». Inoltre è proprio su queste «vie alternative» che i veneziani sono preoccupati, perché in gioco ci sono progetti tanto colossali quanto difficilmente realizzabili, e in ogni caso discutibili per l’impatto che potrebbero avere sul già fragile equilibrio idraulico della laguna. Vale la pena di leggere l’interrogazione parlamentare dei senatori Casson e Della Seta (Pd), che mostra i principali dubbi sul tema (qui il testo).

Detto questo, mentre i media internazionali si dedicano spesso ai problemi di Venezia (vedi la rassegna stampa sul sito di Italia Nostra), da noi – che Venezia ce l’abbiamo in casa – si continua a non parlarne. Fanno eccezione un articolo di Salvatore Settis su Repubblica il 16 gennaio, uno di Tommaso Montanari sul Fatto Quotidiano il 7 marzo e, sul settimanale Alias del Manifesto, la lettera di Angelo Marzollo, docente universitario e veneziano doc, che si autodenuncia per aver partecipato con la sua barca a remi alla protesta organizzata il 14 aprile in Canal Grande da un centinaio di piccole imbarcazioni lagunari, che sono andate incontro alla Queen Victoria e alla Magnifica che inauguravano la stagione crocieristica 2012. Tanti minuscoli Davide contro due mastodontici Golia.

Nel frattempo, mentre i media tacciono e molti italiani credono che il decreto Clini-Passera abbia allontanato per sempre le grandi navi dalle nostre coste, in realtà Venezia continua a sopportarle: sono oltre mille i transiti previsti nel 2012. Ma a differenza del racconto biblico, stavolta non sappiamo se Davide vincerà. 

(Ringrazio il professor Angelo Marzollo per avermi chiarito alcuni aspetti della questione) 

(Foto: www.italianostra.org)

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