Il palazzo crollato in via Roma, a Barletta

Dopo il dolore, a Barletta è il momento di stabilire le responsabilità della tragedia. Sono nove, in tal senso, le persone iscritte nel registro degli indagati dopo tre giorni di indagini dalla procura della Repubblica di Trani, che ha aperto due fascicoli dopo il crollo della palazzina di via Roma, in cui sono morte 5 donne. Nell’elenco figurano il dirigente responsabile dell’ufficio tecnico comunale Francesco Gianferrini, l’ingegnere Rosario Palmitessa e il direttore dei lavori del cantiere in cui doveva sorgere lo stabile Giovanni Paparella. Poi c’è anche il geometra Roberto Mariano e un vigile urbano, Giovanni Andriolo, che avrebbero effettuato il sopralluogo prima del crollo senza ravvisare pericoli.

L’avviso di garanzia ha raggiunto anche Cosimo Giannini, amministratore unico dell’impresa costruttrice, i fratelli Salvatore e Andrea Chiarulli dell’azienda che stava effettuando i lavori. E’ indagato anche Salvio Cinquepalmi, titolare dell’opificio dove hanno trovato la morte le quattro operaie e sua figlia Maria, 14 anni. Le ipotesi di reato di cui devono a vario titolo sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo.

Gli avvisi di garanzia sono stati recapitati oggi ai diretti interessati subito dopo la conclusione dei funerali delle cinque vittime del crollo di lunedì scorso. La tempistica non è casuale, perché domani in procura ci sarà la nomina di consulenti incaricati di “accertamenti irripetibili”. Secondo le prime indiscrezioni, gli inquirenti (guidati dal pm Giuseppe Maralfa) avrebbero affidato l’incarico all’ingegner Antonello Salvatori e all’architetto Margherita Aledda, che si sono già occupati del crollo della Casa dello Studente in occasione del sisma dell’Aquila. Questa volta, i due esperti dovranno fare una ricognizione, attraverso la documentazione sequestrata, sullo stato in cui era lo stabile crollato e sulla progettazione riguardante la costruzione di un nuovo edificio nella parte adiacente, ovvero dov’era situata un’altra palazzina abbattuta in precedenza. Le richieste ai consulenti riguarderanno anche lo status ambientale del laboratorio di confezioni nel quale lavoravano le operaie. Questo studio verrà compiuto anche attraverso documentazione fotografica che è già stata sequestrata. Per questo motivo, anche gli indagati avranno la possibilità di nominare propri consulenti di fiducia.

Nel pomeriggio, invece, grande commozione a Barletta per la cerimonia funebre delle cinque vittime (quattro operaie di un laboratorio tessile sepolto dalle macerie e la figlia 14enne dei titolari dell’opificio), tenutasi nella piazza principale della città, per l’occasione gremita di gente e autorità (leader sindacali e politici, tra cui il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna). La funzione religiosa, tuttavia, è stata accompagnata anche da una civile forma di protesta nei confronti di chi governa Barletta. “I vostri profitti non valgono cinque vite! Dimissioni”: questo il testo di uno striscione che alcuni manifestanti hanno abbandonato sotto Palazzo di città, dove si erano radunati per chiedere le dimissioni del sindaco Pd Nicola Maffei. Quest’ultimo non ha accettato di incontrare una delegazione di manifestanti, la folla pian piano si è diradata e il primo cittadino ha deciso di intrattenersi nella sala della sua giunta con la stampa per spiegare il suo pensiero sulla vicenda. “E’ facile criminalizzare e accusare qualcuno – ha detto Maffei – questi sono momenti di poca lucidità per tutti. Io, però, ho operato nel rispetto della legalità e assicuro piena collaborazione ai magistrati ma pretendo che siano celeri nell’accertamento della verità. Dal canto mio non farò sconti ad alcuno, le responsabilità vanno onorate”.

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